Il mio primo viaggio a Tokyo risale ormai a diversi anni fa, ed in quella occasione ho soggiornato in una stanza proprio ad Ikebukuro. Dalla volta successiva mi sono sempre occupata personalmente della ricerca di alloggio, inserendo come parola chiave “Shinjuku-Kabukichou”.
Ikebukuro è meravigliosa, la sua stazione ferroviaria è fornita oltremisura, non ricordo esattamente quante linee si intersechino ma stiamo parlando del secondo snodo ferroviario più grande al mondo (ed ignoro quale sia il primo ma non mi vedranno mai).
Ikebukuro è fantastica: locali, bar, karaoke, love hotel, ristoranti e convenience store aperti 24 ore; numerosi negozi per lo shopping di qualsiasi tipo, da qualche parte c’è persino un parco (che non ho mai trovato).
Ikebukuro è sicura: si può girare a piedi a qualsivoglia ora del giorno e della notte in totale sicurezza, i passanti sono gentili e disponibili nel fornire informazioni ed indicazioni (non tra le 8 e le 9 del mattino, a quell’ora difficilmente si fermeranno ad ascoltarvi, ma se vi capitasse ringraziateli a dovere, io avevo sempre con me qualche caramella e cioccolatino).
La stazione di Ikebukuro non è una stazione bensì una città con all’interno supermercati, ristoranti, librerie, fiorai, negozi di abbigliamento, borse, scarpe… il tutto ovviamente su più piani, i bagni sono sempre pulitissimi e ben visibili e ci sono indicazioni per tutto (perfettamente comprensibili) che indicano le varie uscite e direzioni.
Questi sono dati obiettivi ed inconfutabili, nessuno vi dirà mai qualcosa di diverso in merito a questa splendida parte di Tokyo.
Tuttavia….
Ikebukuro è il mio personale inferno, un buco nero dentro al quale una volta entrata non riesco più ad uscire; ed intendo in senso letterale: non riesco nemmeno ad uscire dalla metropolitana il più delle volte, e quando finalmente arrivo allo scoperto ho ovviamente preso l’uscita sbagliata pur seguendo le indicazioni, ritrovandomi così in una parte totalmente nuova e sconosciuta alla ricerca disperata di una smoking area dove fermarmi con calma a fumare una sigaretta e consultare google maps. Cosa che non so fare… per cui se sono sola chiamo la mia socia su Line (il fuso orario? dettagli) e le chiedo di farmi da navigatore.
Mi ricordo con estremo imbarazzo le rare occasioni di quel primo viaggio in cui mi sono ritrovata ad uscire da sola. Una notte non riuscivo a dormire così sono uscita in cerca di un bar aperto, gli svincoli erano troppi e continuavo a girarmi per controllare che l’insegna luminosa della Sakura house fosse ancora lì, alla fine mi sono arresa e sono tornata indietro prima che le strade cambiassero come le scale di Hogwarts e ho finito col passare la notte al caffè dell’albergo che ci ospitava.
Una mattina dovevo andare in posta a prelevare, la mia Amica mi spiegò la strada e disegnò una mappa dopo la mia espressione perplessa al suo “esci dall’hotel, vai dritto e gira alla prima sulla destra”. La posta la trovai… ma ci misi 40 minuti a ritrovare l’hotel.
Questo perchè ad Ikebukuro le strade mutano non appena cambia la visuale, ne sono assolutamente certa. Basta voltarsi a guardare una vetrina un istante e la strada alle nostre spalle è cambiata, magari addirittura è scomparso un palazzo.
La mattina dell’11/11/2011 diluviava, solo in seguito scoprii che ci sono eventi che senza pioggia non potrebbero definirsi tali; dovevo recarmi a Shinjuku per un concerto (che si sarebbe tenuto solo la sera, ma da brava italiana volevo essere fuori dalla live house quelle 9 ore prima “perchènonsisamai”), oltretutto sarebbe stato il primo live della Voce per cui non avevo dormito nulla, ero emozionatissima, ero salita su quel volo essenzialmente per quello e volevo solo correre verso quello che sarebbe diventato il Mio quartiere nei viaggi successivi.
La mia amica aveva 38 di febbre e mi avrebbe raggiunta solo successivamente, per cui ottimista e spavalda mi sono lanciata fuori dall’albergo con la mia mappa verso la stazione, da lì sarebbero state solo 4 fermate, ce l’avrei potuta fare. Si, a prendere il treno ce la farebbe chiunque, oltretutto quelli che vanno in direzione Shinjuku sono sempre contrassegnati chiaramente, il problema fu raggiungere la stazione. Ci misi qualcosa come 45 minuti fermandomi a chiedere a non so quanti passanti, uno di questi dovette aver visto la disperazione sul mio volto affranto, così senza saper dire una parola di inglese (io a quei tempi di giapponese sapevo solo “sumimasen” e poco altro che non è opportuno rivelare al momento) mi accompagnò gentilmente fino all’ingresso della Stazione. Ero commossa, gli regalai un cioccolatino per ringraziarlo e corsi via perchè ormai erano quasi le 11 della mattina e mancavano solo 8 ore all’inizio del concerto.
Il seguito della giornata merita un post differente, volevo tuttavia rendere l’idea di quanto possa essere difficile girare per questo quartiere dalle mille porte dimensionali.
Ricordo che un giorno all’interno della stazione avevo trovato una libreria splendida, una di quelle a più piani che in Italia non sono mai esistite, qualcosa come 8 piani divisi per settore ed argomento, uno dei negozi più belli nei quali io mi sia mai imbattuta. Sono passati anni da allora, ma non sono più riuscita a ritrovarla. Ho pensato che avesse chiuso e puntualmente ogni volta che mi ritrovo a passare per un motivo o per l’altro da Ikebukuro prendo una mappa della stazione, individuo la libreria dei miei sogni ma dopo 40 minuti di ricerca normalmente mi arrendo e prendo un’uscita a caso in cerca della prima smoking area.
Fortunatamente la stessa libreria esiste anche a Shinjuku, tuttavia mi lascia un pò di amaro in bocca che quella che ho scoperto per prima ami giocare così tanto con le porte dimensionali.
Di seguito un estratto della mappa di zona, il lettino indica chiaramente dove alloggiavo, mentre quell’enorme parte viola azzurra è la stazione, la strada sembrerebbe quasi facile a vedersi: avanti un pezzettino, poi si gira a destra su una strada principale ed infine ad un incrocio grandissimo di nuovo a destra.

Estratto della mappa di zona
Dopo quella prima volta ho capito che il senso dell’orientamento non è propriamente una virtù che mi appartenga, pertanto ho accettato la sconfitta, non avendo bussole d’oro e vari poteri di localizzazione mi sono orientata verso zone a me più congeniali.
Mi piacerebbe leggere di altre esperienze ed opinioni in merito, e magari fare una statistica!
Azzurra anche io e la mia amica ci siamo perse ad Ikebukuro, non so quanto ci abbiamo messo a trovare la stazione, c’è di tutto ma è enorme, mentre nel famoso incrocio di Shibuya o Shinjuku (ho un vuoto), sono riuscita ad orientarmi abbastanza facilmente, pure ad Akihabara anche se non ho mai più ritrovato un famoso negozio di gashapon con pile alte fino al soffitto, in una via imboscata, chissà magari come dici tu, cambia la prospettiva e la roba sparisce.
Il Mandarake invece l’ho trovato, ma ha più che altro cose dedicate agli idol tipo cd, reperti di concerti, libri, artbook anche ma di bambole nulla, almeno quando sono stata io. Invece il famoso Mandarake di Shinjuku dove si trova? Io confondo ancora Shinjuku e Shibuya scusami.
Se vuoi magari bambole c’è il vecchio animate che vende usato, noi l’abbiamo trovato appena usciti dalla Sunshine city.
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A Shinjuku non c’è Mandarake! C’è un Animate ma Mandarake proprio no, ad una fermata di treno (Nakano) ce n’è uno molto grande!
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