Passata l’adrenalina del giorno in cui acquisto il biglietto, terminata non soltanto la lista di cosa mettere nei vari bagagli ma anche l’onere di farli, non resta che attendere l’ora X nella quale uscire di casa.
Sin da bambina i viaggi mi hanno sempre emozionata al punto tale di non riuscire minimamente a dormire durante la notte precedente, e non ha mai avuto importanza il fatto che si trattasse di una vera e propria vacanza o di una semplice gita di un giorno al parco acquatico.
A maggior ragione se si tratta del Viaggio dell’Anno, anche qualora riuscissi a prendere sonno mi ritrovo comunque in piedi alle 5 della mattina pronta per accendere la macchina dell’espresso (il primo di una lunga serie), seguito immediatamente da sigaretta e 20 gocce di Xanax.
I tranquillanti non vanno in conflitto, servono soltanto a placare l’ansia da volo. Già, io sono immensamente terrorizzata all’idea di volare. Non mi piace, ho sempre la paura di qualche catastrofe imminente e il mio unico obiettivo della giornata, a parte pranzare dopo il check in è quello di rimanere inscosciente per quelle 12 ore di sospensione. Quindi le prime 20 gocce di Xanax mi servono a placare l’eventuale tachicardia in agguato.
Dopodichè la prova valigia: provo a sollevarla per capire se sarò in grado di trasportarla agevolmente per le strade di Kabukichou una volta arrivata per rendermi conto puntualmente che no, è troppo pesante: ne segue apertura e sfoltimento fino al raggiungimento dei 19 kg che so essere in grado di trasportare. Perchè non pesarla la sera prima? Ci penso ogni volta, ma sono un’ottimista per natura e pertanto convinta di averla preparata come si deve. Nella mia vita non ci sono mai riuscita… ma perchè perdere l’ottimismo?
Segue fotografia della combinazione (è a prova di ladruncolo improvvisato ma io non sono brava nel ricordare i numeri) e seconda colazione al bar sotto casa.
Voi vi fate belli per i viaggi? Talvolta guardo le immagini di chi si appresta a partire, selfie splendidi e trucco impeccabile, tanta invidia da parte mia che non vado oltre alla crema idratante, un cappello e gli occhiali da sole.

Partenza del 2016…ma tanto parto sempre vestita uguale.
Da casa mia si potrebbe raggiungere comodamente l’aeroporto di Malpensa con il trenino, velocemente e senza intoppi dovuti al traffico, acquistando comodamente il biglietto on line e tante altri aspetti positivi.
A me piace il Malpensa Shuttle, il bus che parte dalla Stazione Centrale, pertanto prediligo la strada più lunga e perigliosa, anche perchè adoro fermarmi a bere un caffè alla “modica” cifra di 2 euro seduta ai tavolini del bar Motta sul Piazzale della Stazione, proprio di fronte ai bus.
Arrivata in aeroporto seguono altre 20 gocce di tranquillante a scelta tra Lexothan e Valium (di norma Valium, il lexothan è dolce e mi piace quindi tendo a tenerlo per ultimo) mentre pranzo in quello che io definisco “il Nessun Dove” senza che Neil Gaiman ne abbia a male. Una volta fatto il check in (dove mi devo accertare almeno due volte di non avere assolutamente il posto vicino al finestrino) e passati i controlli doganali amo pranzare in quella sorta di limbo, mi da la sensazione di essere in una terra di tutti e di nessuno, come sospesa, si tratta di un punto di vista molto personale e difficile da spiegare, ma è come se tutto il mondo fosse in qualche modo esterno; forse il termine “sospensione” è quello che più si avvicina allo stato d’animo che mi appartiene in quel momento.
Una volta salita a bordo e occupato il mio posto lato corridoio (mi terrorizza l’idea di svegliarmi e scorgere il panorama oltre il finestrino, concretizzerebbe maggiormente il pensiero del volo e mi manderebbe in panico) mi allaccio stretta la cintura di sicurezza e chiedo gentilmente al personale di bordo un bicchiere d’acqua al fine di buttare giù le ultime 20 gocce che mi abbatteranno definitivamente.

Scattata a tradimento
Volare in mia compagnia non è piacevole.
Sebbene i farmaci mi tramortiscano rendendomi un’ameba ci dev’essere una parte di me estremanemte molesta e fastidiosa. Soffro di un lieve disturbo del sonno che spesso mi fa parlare a caso, inoltre russo e, lo ammetto… nelle fasi di sonno profondo tendo a sbavare un pò, sopratutto se ho preso delle gocce. Inoltre nei rari momenti in cui sono cosciente reclamo cibo, possibilmente un biscotto Grisbì alla nocciola; ma spesso lo reclamo anche nel sonno. Inoltre nonostante io dorma per quasi 13 ore ininterrottamente riesco a fiutare il carrello del pranzo o della merenda ancora prima che si affacci al corridoio. Non so come sia possibile, eppure capita che io apra gli occhi all’improvviso e fiuti l’aria suscitando lo stupore di chi mi sta di fianco e si domanda come possa io svegliarmi esattamente un minuto prima del pasto. Non lo so effettivamente, dev’essere una compensazione di poteri magici che bilancia il mio senso dell’orientamento.
Inutile dire che dopo aver mangiato prendo altre 10 gocce e torno nella mia fase rem.
In volo non bevo caffè (13 ore senza caffè, non dico altro), nemmeno tè od altre bevande contenente caffeina come la Coca Cola, solo succo di frutta e acqua. Questo perchè sono una fumatrice e ciascuna delle bibite sopra elencate richiamerebbe una sigaretta che non potrei concedermi. Pertanto niente atti masochistici, si torna a dormire sereni fino all’atterraggio.
Sono una di quelle che seppur non batta le mani ad atterraggio avvenuto dentro di se scatena un applauso scrosciante! Non appena sento le ruote dell’apparecchio posarsi sulla terra ferma ringrazio tutte le divinità di tutti i credi e tutto l’effetto narcotizzante si vaporizza.
Di norma si arriva a Tokyo in mattinata, tra le 9 e le 10 con i voli diretti. Ormai conosco bene Narita, fingo di non sapere nemmeno una parola di giapponese durante i vari controlli, altrimenti si insospettiscono e fanno mille domande alla vista dell’ennesimo timbro sul passaporto: l’ultima volta mi hanno chiesto di esibire la prenotazione dell’alloggio ove sarei stata ospitata, ero talmente rintronata che ho mostrato loro la prenotazione di un concerto. Ultimamente mi chiedono se sono per lavoro, studio ecc. Rispondete sempre con un Holiday e non sbaglierete. Diverso invece il controllo quando si tratta di lasciare il paese del Sol Levante, non vedono l’ora che si levino le tende e normalmente non fanno domande.
A questo proposito mi domando cosa mi diranno a fine ottobre. Già, perchè il mio prossimo viaggio sarà a metà settembre per 2 settimane, poi un mese a Milano e successivamente si riparte per un altro mese. Mi chiederanno se ho dimenticato qualcosa…. in tal caso risponderò di si.
Una volta arrivata nella zona relax indovinate un pò: caffè e poi via verso la smoking area dopo aver settato il wi-fi dell’aeroporto.

La prima vending machine di Narita
A tal proposito sappiate che è facilissimo: abilitate il wifi, aprendo una qualunque finestra del browser comparirà una schermata in giapponese, in alto a destra scritto piccolo piccolo troverete “english”, da lì date due volte l’ok e sarete collegati perfettamente.
In merito invece alla smoking area di Narita: la prima volta mi ricordo che corsi fuori convinta di ritrovarmi sul marciapiede con altri dodici tabagisti reduci da astinenza forzata….. e invece il nulla. Nessuno, solo taxi e pullman. Nemmeno un posacenere. Al che bisogna guardarsi intorno e…. come per magia si scorgeranno 2 gabbiotti, uno a destra ed uno a sinistra di circa 2 metri per 4.
Ma le smoking area meritano un post dedicato, probabilmente il prossimo!
Sono arrivata, non resta che scegliere se spendere 3500 yen per raggiungere il cuore di Tokyo in poco più di un’ora o spenderne 1000 e metterci un paio d’ore.
Io prendo la passiflora invece, credo che per lo xanax ci voglia la ricetta del medico, oppure non vorrei sbagliarmi. Comunque nemmeno a me piace stare verso il finestrino, non perché abbia particolarmente paura del volo, un po’ sì ma non da stare male, ma quel posto così stretto fa uscire fuori il mio lato claustrofobico.
Noi siamo andate verso Tokyo con il pullman quello da 1,000Yen, sinceramente non so quanto ci ha messo, magari ore, ma ero un po’ su di giri, quindi non ricordo.
Ah anche io sono sempre un po’ “low profile” quando volo, e all’atterraggio se sono stata male (nausea) sembro ancora più sconvolta, io non so come fanno alcune che dicono di soffrire l’aereo ad arrivare all’atterraggio con il trucco come appena fatto, ecc… Mistero XD
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Io invece quando volo, tassativamente vicino al finestrino!! Come quando sono in macchina. Devo vedere fuori!!!sennò sto male.. tranne quando l’aereo vira che vedo tutto sottosopra e allora guardo avanti o mi viene la nausea. E se sto male almeno non mi vedono 20mila persone.. mi metto nell’angolino e vomito nel mio sacchettino. Anche se devo dire che da quando mi porto da disegnare, sono diventata bravissima e non vomito più. Mi distrae un sacco. Vedremo a novembre con 12 ore di volo.. senza prendere nulla. Intanto ad agosto vado a lanzarote e sono circa 4ore e mezzo.. i miei voli si allungano sempre di più ogni volta. E novembre… se prendiamo lo stesso aereo ci becchiamo sul volo.. XD
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