Cercando il Giappone a Parigi

Ho voluto smettere di contare i mesi che sono trascorsi dai miei ultimi giorni a Tokyo, così come ho smesso di monitorare le news quotidianamente alla ricerca di uno spiraglio che accenni un qualche tipo di riapertura anche per il turismo individuale. 

In realtà non ho però smesso di dare un’occhiata alle tratte aeree delle varie compagnie e agli alberghi abituali dove normalmente soggiorno.

Questi mesi (dovrei dire anni…ma sono pochi e la parola “ mesi” pare più leggera) di incertezza ed interrogativi hanno suscitato emozioni così altalenanti al punto che se vi fosse una trascrizione emotiva forse susciterebbero ilarità. Già, perché si passa da un “ma si dai, quando riapre riapre, intanto brindiamo al nuovo anno!!” ad un “chissà quando e se….. vabbè beviamoci su”.

Sempre in alcol finisce, ma con uno stato d’animo totalmente differente. Euforia e tristezza, entusiasmo e rassegnazione. L’altalena emotiva: che giostra meravigliosa, vero?

E intanto cosa si fa? Si vive il momento, si prende il meglio, si organizzano uscite, si va ad i concerti che hanno ripreso, si cena fuori, si passeggia in Darsena e si parte, si acquistano biglietti aerei e si pianificano escursioni in altre città europee meravigliose!!

Andiamo a Parigi? Yeah!!

2 volte a distanza di pochi mesi? Evviva.

Non vi narrerò della vacanza parigina di fine marzo, poiché questo è un blog sul Giappone. Quindi perché dovrei raccontare quella di questi giorni?

Poiché a Parigi esiste un frammento di Giappone in grado di scalfire il cuore di chi come me si era detto “e chi ci pensa a Tokyo? Quando sarà sarà, intanto Vive la France!!!”

Ed io la Francia la amo davvero tanto, chi mi conosce può testimoniare la mia adorazione nei confronti di questa nazione e di chi la abita.

Insomma, prima di partire vengo a sapere che c’è una libreria giapponese molto fornita (a quanto pare lo sapevano tutti i miei conoscenti tranne me), andiamo a farci un salto, è vicino all’Operà e dal momento che l’ultima volta non ero riuscita a vederla e le precedenti era tappata per lavoro è parsa l’occasione perfetta per acchiappare capre e cavoli!

Percorriamo il boulevard e quando sappiamo mancare poche decine di metri la pioggia incessante invita a fermarsi per un caffè, ovviamente all’aperto ma riparati dalle tende, mentre sorseggio il mio cafè creme mi accendo una sigaretta ed alzando lo sguardo leggo Takumi Cheesecake. Per un attimo rimango perplessa, guardo meglio e poco distante riconosco il logo di kuroneko yamato.

Takumi original Japanese Cheesecake

Terminiamo la pausa caffè e ci addentriamo nella strada della libreria, i palazzi sono quelli meravigliosi che sappiamo avere Parigi, eppure  le vetrine e le insegne sono un susseguirsi di kanji, hiragana e katakana che mi ritrovo a scorrere come fossi una bambina delle elementari che riesce finalmente a leggere il primo libro di favole. Anche i profumi sono quelli che escono dalle botteghe giapponesi. Un leggero senso di smarrimento unito alla sensazione di essere a casa, mi riesce davvero complicato descrivere a parole. 

Arriviamo alla libreria Junku, mi sembra di essere da Kinokuniya (grande catena di librerie molto presente sul territorio nipponico), dove al piano terra ci sono libri di ogni genere, riviste, manuali di lingua, libri per ragazzi e bambini, dizionari, sento un nodo alla gola mentre sfoglio una versione giapponese illustrata di Biancaneve. L’inconfondibile profumo della carta, il vociare soffuso delle commesse che parlano tra loro in giapponese, i bambini che si siedono a sfogliare grandi libri puzzle. Articoli da cancelleria, quaderni, qualche gadget. Andiamo al -1 ed eccoci praticamente all’Animate, dove ogni corridoio sembra un piano diverso dell’omonimo negozio. Non vedevo così tanti artbook tutti insieme dal mio ultimo viaggio, lo stupore nel trovarne di davvero recenti, edizioni speciali di manga, un super reparto yaoi (….il mio tallone d’Achille) e ancora quell’odore inconfondibile di carta giapponese.

Onestamente ho perso la nozione del tempo. 

Il piccolo tour è continuato tra altri negozi di vario tipo, dai botteghini di ramen alle panetterie in stile giapponese con gli immancabili kareepan e melonpan. Negozi di alimentari con le immancabili ramune ma dove ho trovato uno dei miei drink estivi preferiti: il mughicha (tè d’orzo, rinfrescante ed adatta anche ai più piccoli per via della mancanza di teina e caffeina).

Eravamo ormai entrati in questa spirale giapponese e non avevamo alcuna intenzione di uscirne, un po’ come bambini in un parco giochi “uh guarda: c’è lo shampoo tsubaki! Gli onigiri!! La fluffy cheesecake! L’oujicha! Rilakkuma! Ecc ecce cc”. 

Mugicha mon amour!!

E poi, sulle vetrine di molti negozi un piccolo poster: MATSURI, ma davvero? Un matsuri a Parigi? Ma quando? Proprio in questi giorni? Cosa fai, non ci vai? Ovviamente ci vai, anche se dista 2 ore a piedi ma siccome sei fermo sulla tua decisione di fare lunghe passeggiate nulla ti fermerà, nemmeno la strada che ad un certo punto diventa deserta e poi malfrequentata, nemmeno il campo di tossicodipendenti nel quale passiamo ignari e in silenzio (impauriti, tanto, ma ormai eravamo lì e il navigatore non forniva strade alternative) insieme ad altre due fanciulle in yukata che ci precedevano a passettini svelti di fronte a noi, e no, nemmeno la polizia che ci ha fermato una volta usciti dal campo per chiederci cosa facessimo lì in mezzo: gli abbiamo mostrato le locandine dell’evento e spiegato che eravamo turisti. Ci hanno praticamente detto che eravamo degli imbecilli ed eravamo stati fortunati, di fare una strada diversa al ritorno e tanti saluti.

Ma alla fine ci siamo arrivati al matsuri, e ne è valsa la pena! Non immaginate la classica festa dove si affiancano una dopo l’altra infinite bancarelle di cibo, si trattava comunque di un evento più piccolo, dove non mancavano ovviamente takoyaki ed altre leccornie, ma vi erano bancarelle di giochi in legno, kimono, spazi con dimostrazioni di karate, un ampio spazio per l’esibizione del taiko, un capannone interamente dedicato alle degustazioni di sake ed altro ancora. Ma, indipendentemente da questo, è stata proprio l’aria festosa a valerne la pena. Famiglie francesi e giapponesi con bambini che giocavano alla pesca dei pesciolini e si divertivano sotto un sole che ci ha regalato una discreta abbronzatura!

La locandina del Matsuri! Se ne avete voglia fate un giro su googlemaps a piedi per Parigi che vi conduca alla Cité Fertile!

Tra i vari stand presenti c’era anche quello della Japan Airlines, era l’unico senza coda e per un attimo mi ha sfiorato il pensiero di chiedere “si, bello che ci sia una tratta diretta ma…avete intenzione di riaprire a breve?” . Un pò per la paura della risposta, un pò perché i giapponesi non amano dare risposte negative, non me la sono sentita di ascoltare qualcosa di evasivo e ho tirato dritto. Chissà, forse non sono stata l’unica ad elaborare questo pensiero dato che come accennato non vi era nessuno a richiedere informazioni.

Insomma, questa vacanza ci ha regalato infine anche un pezzetto di Giappone, il che non fa che accrescere il mio amore già grande verso la città meravigliosa che è Parigi (nonostante lo spavento della zona sopracitata!).

Da un lato avrei potuto dilapidare una fortuna dato che in ogni singolo negozio (sopratutto in libreria) c’era qualcosa che mi piaceva ed interessava notevolmente, tuttavia a parte la mia bottiglia di mugicha non mi sono portata via nulla.

E’ difficile spiegare, da un lato sicuramente vi è il fatto che non avessi oggettivamente bisogno di nulla (quando mi servono creme o altro mi arrangio comunque con gli acquisti dal Giappone e gli amici che abitano lì mi danno una mano), ma non credo si sia trattato solo di questo. A pensarci ora credo che in cuor mio ci fosse il silenzioso augurio “aspetta, compralo a Tokyo, adesso in realtà non ti serve”.

Quindi, nonostante i buoni propositi del non pensarci troppo e non pianificare fintanto che non vi sono certezze, è evidente che il sentimento nostalgico c’è e si fa sentire, diversamente non avremmo trascorso tante ore in queste zone e sopratutto non ne saremmo usciti a mani vuote.

E’ stato un piccolo viaggio nel viaggio, un’esperienza dolce ed avvolgente come la fluffy cheesecake di Osaka, che non vedo l’ora di mangiare quando tornerò a volare oltreoceano.

Se avete intenzione di passare per Parigi e vi manca il Giappone concedetevi questa piccola escursione etnica, ne varrà sicuramente la pena vi regalerà una dolce sensazione di deja vu!

Ho citato solo alcuni dei posti a tema giapponesi in città, e postato pochissime foto perché non ne ho fatte altre, mi sono goduta in prima persona profumi, sapori e colori lasciando lo smartphone in borsa ma se avete bisogno di approfondimenti o informazioni chiedete tranquillamente o navigate on line, ci sono tantissime informazioni a riguardo!

Hiroshima… e una parte di cuore è rimasta lì.

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Nel 2018 mi sono spinta per la prima volta un pò più a Sud di questo meraviglioso paese. Mi viene spesso detto che sono “Tokyocentrica” ed in parte è vero, quando mi trovo in Giappone difficilmente mi sposto dalla Capitale, ma credo sia colpa del fatto che nonostante le meraviglie sparse su tutto il territorio… a Tokyo c’è tutto.

Mi hanno spesso consigliato di visitare Hiroshima perchè “si deve fare”, ma una parte di me aveva timore, timore di vedere il luogo che aveva ospitato la tragedia che tutti conosciamo, timore ascoltare i racconti e respirare la storia di persona e non attraverso una cartolina.

In autunno mentre ero ancora in fase di pianificazione il mio artista preferito ha annunciato un concerto in questa città, proprio nel periodo in cui sarei stata in Giappone. Non occorre aggiungere altro, mi rendo conto che la spinta emotiva che mi ha fatto percorrere ore di treno sia discutibile, ma sono il tipo di persona che attraversa gli oceani per la musica.

Sono arrivata in città in una splendida giornata soleggiata di settembre, l’aria mi è parsa così leggera e respirabile e in qualche modo una sensazione di benessere mi ha immediatamente permeata. Ho affittato su Airbnb un appartamento in centro, con la metà dei soldi che costa normalmente nella capitale mi sono ritrovata in una casa con cucina abitabile, camera da letto grande, zona studio, bagno, balcone e ….. armadi!!!! Non mi sembrava vero disporre di tutto quello spazio. Per raggiungerlo dalla stazione non ho dovuto prendere la metropolitana bensì il tram: già, perchè Hiroshima dispone di una fantastica linea tranviaria estremamente capillare ma comoda da usare, a mio avviso più accessibile rispetto ai bus di Kyoto. Girare in tram è bellissimo, personalmente amo il rumore del mezzo sulle rotaie e guardare il panorama anzichè chiudermi nel mio seggiolino della metropolitana.

 

 

Hiroshima si può visitare agevolmente in una giornata, ma esorto a fermarsi almeno una notte per viverne appieno tutte le sfaccettature.

Il mio consiglio è quello di prendere il tram 2 oppure 6 e scendere alla fermata Genbaku-Domu Mae (Atomic Bomb Dome). Non è possibile descrivervi il museo e le immagini non potranno mai trasmettere quello che la visita reale vi farà provare. La prima stanza ci fa immergere nella città che era Hiroshima fino a prima di quel giorno…e pochi passi dopo ci butta al  6 agosto 1945. Impossibile non emozionarsi ed estremamente difficile trattenere le lacrime, sopratutto di fronte ad un ricostruzione in digitale di quanto accaduto.

Mentre mi aggiravo per il museo continuavo a domandarmi per quale assurdo motivo questo popolo aveva meritato una simile carneficina. Questo pensiero mi ha accompagnata durante tutto il mio soggiorno ad Hiroshima, sopratutto ogni qualvolta mi ritrovavo ad interagire con i suoi abitanti.

 

 

Una volta terminata la visita del museo ci si può immergere nella pace del parco e poi raggiungere il Memoriale della Pace. Il monumento rappresenta i resti di un palazzo costruito nel 1915 e destinato ad ospitare fiere ed altri eventi importanti per la città di Hiroshima, i resti del palazzo sono stati preservati ed inseriti nel 1996 tra i Patrimoni dell’Umanità UNESCO. Proprio qui accanto ci si può sedere per terra e leggere i racconti ed i ricordi di chi visse quel momento, troviamo quaderni tradotti in tantissime lingue tra cui l’Italiano, vale la pena dedicare più di qualche minuto a questo luogo.

Sempre a piedi mi sono poi diretta verso il castello, piccolo se lo paragoniamo ad alcuni altri, ma estremamente suggestivo e collocato nel cuore di un parco meraviglioso.

 

Ma….il motivo per il quale ho lasciato parte del mio cuore qui sono le persone, sono abituata ai ritmi frenetici di Tokyo, specialmente di Shinjuku.

Mi è capitato di entrtare in un convenience store per acquistare una bottiglietta di Oujicha (ho finalmente trovato un tè che mi piaccia); una volta arrivata alla cassa la signora mi ha chiesto se volessi un sacchetto, le ho risposto che lo avrei bevuto subito perchè era molto caldo quel giorno ed avevo sete, lei ha sorriso e mi ha detto ” si ma copriti perchè la sera qui fa freddo”.

Si è trattato di un breve scambio di battute eppure io sono rimasta così felicemente sorpresa e mi sono ritrovata a sorridere come una bambina mentre bevevo il mio oujicha ghiacciato. Non mi era mai successo che mi rivolgessero una parola più del dovuto nei convenience store.

Le persone con cui ho avuto modo di interagire, (sebbene con il mio giapponese veramente molto limitato) si sono dimostrate, senza eccezione alcuna, non soltanto estremamente gentili e disponibili, ma sorridenti e curiose, propense al dialogo ed allo scambio. Un’altra signora mi ha addirittura spiegato come togliere l’amaro dai cetrioli dopo aver intuito che ne fossi particolarmente ghiotta.

Sono stati due giorni in cui il mio cuore è stato costantemente riempito di sorrisi e dolcezza, e più queste persone si dimostravano sensibili e comunicative e più quel pensiero a cui accennavo sopra si faceva insistente “perchè a queste persone è stata fatta vivere un’esperienza così crudele?”.

So perfettamente che si tratta di una domanda infantile, la storia la conosciamo tutti e le guerre non hanno cuore, tuttavia è difficile, almeno per me, discernere ragione e sentimento.

Hiroshima mi ha accarezzato il cuore.

Per questo motivo una parte di esso è rimasta lì in attesa di tornarvici e di visitare anche Miyajima, l’isola vicina che purtroppo questa volta non ho avuto il tempo di vedere.

Mi piace l’idea di non aver ancora “finito”, mi dà l’alibi per poterci tornare. La prossima volta non credo visiterò nuovamente il museo a meno di non doverci accompagnare qualcuno, ma anche in quel caso è possibile che io decida di attendere in un caffè della zona. Non credo di volermi sottoporre ancora a quella tempesta emotiva e temo che non sarei in grado  trattenere le lacrime nemmeno questa volta.

La mia gita in questa città si è conclusa con il motivo per il quale ero stata spinta a prendere il treno: un concerto acustico tenutosi  all’ultimo piano di un grattacielo, e dal quale si poteva ammirare una splendida vista.

E’ stato uno dei live più intensi ai quali io abbia mai assistito. Adesso è difficile asserire con certezza a cosa vada attribuito il merito. La location con vista mozzafiato? Il mio sgabello in prima fila davanti al microfono? La performance perfetta e toccante, che ha incluso la mia canzone preferita di tutti i tempi e che non viene mai suonata dal vivo?

Normalmente ai concerti non socializzo molto, ad altri fan non piace interagire con gli stranieri e difficilmente si attacca bottone. Ma non qui: dove mi sono ritrovata a parlare del fatto che venissi dall’Italia, che il giorno dopo sarei andata a Fukuoka e che allora ci saremmo rivisti.

Non ho parlato del cibo: ma sappiate che c’è un museo dedicato agli okonomiyaki, ed è proprio uno dei piatti che ho assaggiato per cena, ovviamente delizioso!

Grazie dal profondo del cuore Hiroshima, aspetto il giorno in cui ci incontreremo di nuovo.

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Pianificando Settembre

Mancano meno di 2 mesi alla prossimo atterraggio!

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Agenda dove adoro appuntare ogni cosa, idea, lista impegni!

A metà settembre sarò infatti pronta per il mio nuovo timbro sul passaporto.

Non amo pianificare i soggiorni nel dettaglio eppure quando si tratta di un paio di settimane soltanto si rende necessario farlo.

Anche questa volta l’alloggio che mi ospiterà sarà un piccolo appartamento nel cuore pulsante di Shinjuku, a pochi passi dalla Golden Gai e pochi minuti a piedi dalla stazione della JR Line. Ho prenotato su Airbnb: fino a qualche tempo fa riuscire ad affittare un appartamento per brevi periodi era alquanto complesso, in parte per la complessità di alcuni siti, (caparre da dare, fees complessi da calcolare ecc), ma adesso è decisamente semplice per chiunque su talune piattaforme.
Non voglio fare pubblicità gratuita, ciò nonostante non posso fare a meno di manifestare il mio entusiasmo quando si tratta di siti web semplici da consultare, pieni di foto, recensioni e dove vengono accettate praticamente tutte le modalità di pagamento!

Detto questo, sebbene si tratti di “solo” 2 settimane di soggiorno, mi sono munita di Japan Rail Pass, il biglietto magico che consente di spostarsi liberamente usufruendo di treni JR per un periodo dai 7\14\21 giorni. E’ possibile acquistarlo on line, in numerose agenzie di viaggio e da quest’anno anche direttamente in Giappone (cosa che tuttavia sconsiglio al momento, dato che costa circa il 20% in meno se lo si acquista dall’Italia).
Mi rendo conto che si tratti di un’opzione costosa, però se si ha intenzione di fare anche solo un’escursione non necessariamente troppo distante è decisamente più conveniente del biglietto normale. Basti pensare che già solo la tratta Tokyo-Kyoto risulta costare tanto quanto il JRP con validità di 7 giorni.

Da questo si evince che…. A settembre non solo Shinjuku: ma Hakone, Nagoya, Yokohama ed Hiroshima.

Non sono mai riuscita a scorgere il monte Fuji se non di sfuggita, il poterlo osservare da vicino e sostare in un ryokan ai suoi piedi è un’esperienza che credo mi emozionerà moltissimo e non vedo l’ora di provarla. Potrà sembrare infantile, eppure il Fuji San è una presenza così costante in tutti quegli anime che guardavo da bambina: in alcuni casi era lo sfondo di una storia d’amore ai tempi della guerra, in altri la base da dove uscivano robot fantasmagorici. Lo stesso si può dire delle terme: quante volte i nostri beniamini si recavano con la classe in gita? E quante volte ho letto in svariati libri di quanto possa essere ritemprante immergersi nelle acque di sorgenti naturalmente calde… Si: Hakone ha aspettato fin troppo a lungo la mia visita e questa volta mi sento in dovere di rimendiare.

Nagoya: ci sono stata anche l’anno scorso e a detta di molti non è una città che valga necessariamente la pena di visitare, eccezione fatta per il suo famoso castello.
Quello che so è che mi ci sono trovata bene, la giornata allora fu splendida, tirava una brezza delicata e la trovai una città decisamente vivibile ed ariosa. Ci tornerò molto volentieri, inoltre alcuni dei miei negozi preferiti si trovano proprio qui pertanto un salto mi pare doveroso!

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Scorcio di una passeggiata per Nag-oya

 

Yokohama: in realtà si potrebbe considerare Tokyo, ma per me rappresenta una vera e propria gita fuori porta! Ho in programma una bella passeggiata al porto ed il resto della giornata a ChinaTown! Il cibo cinese che si degusta in Giappone è totalmente diverso da quello al quale siamo avvezzi, personalmente lo trovo delizioso e molto più gustoso rispetto a quello che mangiamo abitualmente in Italia; insomma ne vale decisamente la pena, anche solo per passeggiare per le stradine annusando l’aria profumata di cibo invitandoci ad assaggiare almeno qualcosa di street food!
A Yokohama c’è anche il museo del Ramen, sia di quello istantaneo (dove sono entrata solo per curiosità, ma non ho acquistato un biglietto per cui non saprei recensirlo come si conviene), sia quello del Ramen tradizionale, che invece mi sento di consigliare vivamente! Non soltanto per assaggiare i diversi tipi di questo piatto che viene preparato in maniere differenti a seconda della zona, ma anche semplicemente per godersi la splendida ricostruzione di un Giappone antico, avendo la sensazione di fare un tuffo nel passato.

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Yokohama

 

Infine mi recherò per la prima volta ad Hiroshima e Miyajima. Non so esattamente cosa aspettarmi da questi luoghi, una parte di me è essenzialmente timorosa e spaventata. Talvolta ci si ritrova a fare i conti con la propria sensibilità, soprassedendo su luoghi ed azioni che potrebbero in qualche modo farci provare del dolore.
In passato mi è capitato di fare degli incubi dove i protagonisti erano bambini ed anziani che spegnevano la propria esistenza in maniera raccapricciante, quando ne parlai con un’amica mi chiese se fosse per via di quanto accaduto ad Hiroshima. Non saprei rispondere, non ho mai visitato il famoso museo ne ho mai respirato l’aria di quel luogo. Ma ci andrò e visiterò quello che mi sentirò di vedere. Ad addolcire la mia paura delle eventuali sensazioni vi sarà poi qualcosa di meraviglioso per me: un live del mio artista preferito. (Il motivo principale per il quale normalmente finisco per attraversare l’oceano).
Si tratta di un live che si svolgerà in un pub, al quale per partecipare ho dovuto partecipare ad una lotteria dove per la prima volta nella storia ho vinto il biglietto numero 1.
Quando ho ricevuto la mail di conferma ho quasi pianto mentre leggevo e rileggevo più volte convinta di aver in qualche modo compreso male.
In Giappone quando ci si reca ad un concerto si accede in ordine di numero di biglietto. Direi che questa affermazione basta a chiarificare la mia gioia: sarò la prima ad entrare e potrò piazzarmi comodamente davanti al microfono.

I concerti in Giappone: quale universo differente dal nostro. Entrare uno alla volta con ordine numerico, sistemarsi con calma dove si desidera (che ci crediate o meno ci sono persone che si piazzano dietro e contro i muri), appoggiare la borsa per terra come segnaposto, andare a prendere un drink e tornare al proprio sito senza che nessuno abbia spostato, sfiorato o guardato quello che abbiamo lasciato in terra. Ne rimasi sconvolta quando me lo raccontarono.

Concludo lasciando qualche link utile inerente questo post: mi hanno fatto notare che sarebbe gradito, indi per cui eccoli:

Questo è il sito dal quale normalmente acquisto i Japan Rail Pass, ma ve ne sono altri ed i prezzi si equivalgono.
https://www.japan-rail-pass.it/

Di seguito il sito ufficiale del Ramen Museum di Yokohama (in Inglese)
http://www.raumen.co.jp/english/

Il Matsuri di Hanazono Jinja

Matsuri letteralmente significa festa, ed è un’esperienza meravigliosa alla quale partecipare se si ha la fortuna di capitare in uno di quei giorni. Consiglierei di controllare prima ma…. Io personalmente me ne sono dimenticata per anni, affidandomi alla fortuna del momento. E’ solo ultimamente, che dopo aver individuato quello che è indubbiamente il mio Matsuri preferito, ho iniziato a controllare per tempo in modo tale da segnare in agenda i giorni fatidici.

Hanazono Jinja, un piccolo tempio shintoista nascosto tra le intersezioni di Kabukichou. So perfettamente che non si tratta del tempio più maestoso ed importante, non viene particolarmente menzionato nemmeno nelle guide, eppure è uno di quei luoghi che esercita su di me un incanto particolare.

La prima volta che mi ci sono imbattuta è stato durante il mio secondo viaggio a Tokyo. Non ricordo dove fossi diretta ma sbagliai strada tentando di scoprire nuove scorciatoie, mi piacque il percorso di ciottolato e quello che pareva un parco. La stradina mi condusse proprio ai piedi del tempio e ne rimasi affascinata: una piccola bolla silenziosa nel centro di Shinjuku. Tutt’oggi lo trovo estremamente affascinante.

Mentre riprendevo il percorso verso la mia destinazione notai che stavano allestendo delle bancarelle sia all’interno del parchetto sia nelle viette che vi ci conducevano, guardai incuriosita ma non mi soffermai alla ricerca di ulteriori informazioni.

La giornata trascorse normalmente, alloggiavo a Shin Okubo: il quartiere koreano di Shinjuku, quasi ogni sera a seconda dell’insonnia e della stanchezza mi dirigevo poi verso Kabukichou.

Avevo imparato una strada lineare e semplice che mi permetteva di arrivarci in circa 15 minuti: uscita di casa dritto fino alla fine della strada, poi si svolta a destra sulla strada principale, ancora diritto fino alla smoking area adiacente la stazione. Pausa sigaretta dopo essersi muniti di un caffè al Family, e di nuovo dritto lungo la strada semi pedonale per altri 10 minuti, si attraversa il ponte ed eccoci arrivati a destinazione.

Quella sera avevo iniziato a percorrere una delle due strade principali. Generalmente si sentono tutto un insieme di profumi nell’aria, ma questa volta erano più intensi ed amplificati: come una cagnolino da tartufo mi misi a seguirli. Quando mi resi conto di essere nel bel mezzo di un Matsuri notturno per poco non mi misi a saltellare come una bambina. Non solo finalmente vivevo da vicino quel tipo di festa, ma per di più di notte e nel mio quartiere preferito!

Il Matsuri di Hanazono Jinja è un’esplosione di colori, profumi e sapori, occorrerebbe recarcisi dopo 3 giorni di digiuno per potersi godere tutto ed assaggiare il più possibile le leccornie disponibili. Personalmente non ci sono ancora riuscita, un po’ perché sono sempre golosa di riassaporare ciò che mi ha precedentemente conquistata, un po’ perché dopo 3 assaggi sono sazia e non c’è verso di andare oltre.

I miei must sono essenzialmente questi: taiyaki, takoyaki, mela candita, amasake!

Non necessariamente in quest’ordine… ma gli amasake devono essere almeno un paio.

Sempre nello stesso punto, con il tempio alle proprie spalle si sviluppano 3 strade fitte di bancarelle, il chioschetto della coppia miracolosa è il primo della stradina centrale. Questi 2 signori gentili preparano una bevanda dolce, leggermente alcolica che è in grado di scaldare il cuore nelle notti più fredde, è qualcosa di simile ad un amabile abbraccio. Per me è come un rito, prendo il mio bicchierino bollente con attenzione seguendo le raccomandazioni della coppia (è davvero bollente appena versato) e mi sposto a sorseggiarlo nella zona dove ci sono i posaceneri lì a fianco mentre osservo la folla e le botti di sake. E’ un momento magico: il profumo ed il sapore di quel nettare avvolgono totalmente i sensi e per quanto mi riguarda è come se lenissero ogni dolore facendo però affiorare un sottile velo di malinconia anche solo per qualche minuto.

Non ci sono altre bancarelle che lo servono, per cui è impossibile sbagliarsi, per me rimane l’amasake più buono che abbia mai bevuto, e sono talmente convinta delle sue proprietà che poco mi importa assaggiarne altri. So che è possibile prepararlo anche in casa, ma non sarebbe la stessa cosa. Lo scorso Novembre durante la festa pioveva, per cui l’ho sorseggiato sotto la tettoia stando attenta che non si annacquasse, le sue proprietà magiche si amplificano con il maltempo.

Il Taiyaki è un altro cibo magico a mio avviso! Ha la forma di un simpatico pesciolino e il suo ripieno è comunemente crema o azuki (i fagioli dolci rossi); li adoro entrambi, per cui è sempre difficile scegliere… come se non bastasse ad Osaka ho scoperto anche i Croissant Taiyaki: ovvero pesciolini la cui pasta è simile, appunto, a quella dei croissant. Una festa per le papille gustative in entrambi i casi, ai Matsuri si trovano entrambi per tanto è sempre un momento molto difficile quello della scelta. Entrambi? Si, certo… sarebbe possibile. Ma così facendo dovrei rinunciare a qualcos’altro. Ai Takoyaki? Nemmeno sotto tortura!!

 

I Takoyaki sono uno dei cibi da strada più popolari e deliziosi che si possano assaporare, scottano come la lava per almeno 20 minuti ed è difficilissimo gustarli senza il rischio di ustionarsi, ma ne vale decisamente la pena. Queste palline di pastella con il ripieno di polpo, condite con l’apposita salsa, le scaglie di tonno essiccato, alga e maionese sono un’esplosione di sapore (scottante!)

Proprio qui ho scoperto che ne esiste una versione che all’interno contiene anche un piccolo ovetto di quaglia barzotto: per descriverne il gusto mi sfugge l’aggettivo appropriato, tuttavia me ne è venuta una voglia matta in questo momento e so che non potrò soddisfarla per oltre 2 mesi!

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Bancarella di Takoyaki

Arriviamo poi alla mela candita: lo so che non è nulla di speciale, è possibile acquistare frutta candita in tante parti del mondo; eppure le mele candite che è possibile acquistare qui sono così belle, perfette, dolcemente succose e croccanti. Nonostante la glassatura esterna, una volta morsicata si sprigiona il gusto di uno dei frutti più deliziosi di sempre. Se Biancaneve si fosse imbattuta in un cesto di queste golosità non si sarebbe certo limitata ad un primo morsetto, e la favola avrebbe avuto un finale differente da quello che ci hanno raccontato.

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Mela candita

Queste non sono che alcune delle ghiottonerie che è possibile degustare, si tratta solo delle mie preferite. Ma davvero ce n’è per tutti i gusti e prometto di fare un articolo accurato con tante fotografie al prossimo evento (che si terrà il 5 novembre).

La magia del Matsuri non consiste soltanto nel potersi riempire il pancino di tanti cibi deliziosi, sia ben inteso! E’ una festa, vi sono bancarelle di bibite, giocattoli, ma sopratutto oggetti per onorare il nuovo anno, si tratta inoltre dell’occasione per rivolgere una preghiera agli dei, esprimere desideri e raccogliersi in un momento che conserva da millenni una tradizione unica.

Io la vivo da turista, quindi mi fermo alla superficie e non mi prodigo in preghiere verso divinità che non posso dire di conoscere; tuttavia la tradizione di un Paese che tanto si può amare è palpabile, la si respira, ci si può lasciare sfiorare da essa e sentirsi fortunati di poter condividere un simile momento. Senza la presunzione di dover sempre capire tutto, le emozioni non hanno bisogno costante di spiegazione.

L’ultima volta ho vinto la timidezza e ho provato a fare il famoso gioco della pesca dei pesciolini! L’ho visto talmente tante volte negli anime che non sono riuscita a resistere, devo dire che non è affatto facile, sopratutto quando la fanciulla prima di te ne ha presi talmente tanti da aprire un chioschetto simile! Ma ci ho messo tutto l’impegno possibile e dopo svariati tentativi andati a vuoto un minuscolo pescetto rosso ha deciso di assecondarmi ed è saltato nel recipiente! Il signore che gestiva la bancarella mi ha fatto un sacco di complimenti e chiesto se volessi portarmelo a casa, ovviamente l’ho lasciato ributtare in acqua ma è stata un’enorme soddisfazione!!

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il mio trofeo

Sicuramente uno dei lati che rende proprio questo Matsuri tanto affasciante ai miei occhi è proprio il fatto che si svolga di notte. Non ne conosco il motivo, mi sembra così naturale che in una zona così viva di notte anche la festa ad essa legata si svolga dopo il tramonto. Mi documenterò in modo da fare una spiegazione dettagliata in occasione del prossimo articolo a riguardo.

In occasione di un’eventuale pianificazione di viaggio, date un’occhiata alle feste che si terranno. A mio parere questa fa parte delle esperienze che si conservano nel cuore per sempre, perché non ci limitiamo ad osservare qualcosa dall’esterno ma la viviamo, ascoltiamo, tocchiamo, respiriamo, beviamo ed assaporiamo; coinvolgendo così tutti i sensi e non solo.

Di seguito altre immagini di pappa e folla in festa!

 

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Akihabara…. alla ricerca di un lettore CD!

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Entrata stazione lato Electric Town

Ci sono dei giorni in cui mi sveglio con un desiderio spasmodico di passeggiare per le strade di Akiba, arrampicarmi su per i negozi che si sviluppano in altezza, fare shopping in quegli esercizi che da ragazzina mi sarei solo sognata…. ecco, questo è uno di quei giorni.

Adesso riesco a muovermi abbastanza facilmente in questa zona, ho trovato la via più breve per raggiungerla da Shinjuku spendendo lo stesso prezzo ed una volta arrivata basta seguire i cartelli Electric Town per ritrovarsi nel paese dei balocchi.

Perchè si, la vita notturna è bella e difficilmente vado a dormire presto quando mi trovo a Tokyo, tuttavia parliamo di quella che per molti rappresenta una sorta di Mecca dell’intrattenimento.

Sono sempre stata una fan di manga, animazione, action figure, negli ultimi anni ho iniziato a collezionare bambole di diverso genere e chi mi conosce sa quanto io sia orgogliosa di essere nata il 30 Giugno come la paladina della legge che veste alla marinara, pertanto non stupisce la mia affezione per questo distretto.

La prima volta che mi ci recai rimasi totalmente inebetita e nel giro di qualche ora mi sentii totalmente ubriaca senza aver ingerito nulla.

Se si imbocca l’uscita giusta la prima cosa che si vede nella piazzetta è il Gundam Cafè, ecco, io ci piansi davanti per l’emozione quando mi ci trovai di fronte. Ed io non sono una grande fan di Gundam, tuttavia rappresenta un’era, un pensiero, un’avventura, un mondo; quindi si, mi salì qualche lacrimuccia ma non entrai a bermi un caffè, non ero ancora pronta. Quel primo giorno non riuscii ad acquistare nulla, entravo ed uscivo dai negozi, camminavo con il naso per aria e le musichette che si alternavano da un locale all’altro acuivano il senso di ebbrezza che di lì a poco mi avrebbe sfiancata. Troppe luci, troppe musiche, troppi colori, troppi profumi (un pò forse anche troppa gente?).

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Scorcio della strada principale

Pensi di essere un mezzo otaku (parola decisamente travisata in occidente, meglio non usarla in loco poichè delinea quasi una patologia che è ben lontano dal modo di vivere questo hobby oltreoceano, poi girando per le strade riconosci soltanto i personaggi di Final Fantasy e Yotsuba: questo fu un pò frustrante e ti chiedi “oddio che mi sono perso? Chi sono questi? Voglio vedere tutto!!”

Entravo nei negozi di videogiochi e ne uscivo con una nuova missione: imparare perfettamente il Giapponese per poter giocare a tutti i simulatori di appuntamento e giochi di ruolo per tutte le console sul mercato.  Mi sentivo talmente frastornata che ho pochissime foto di quel primo giorno.

Negli anni ci sono tornata decine di volte ma quel senso di ebbrezza al termine di un pomeriggio trascorso ad Akiba torna sempre a bussare alla mia testa.

Mi ricordo che nel 2012 a maggio ero a Tokyo da sola, avevo pochi soldi e stavo aspettando il 15 del mese per avere finalmente l’accredito dello stipendio, mi serviva disperatamente un lettore cd/dvd e contavo i giorni che mi separavano dalla data fatidica. Mi ero fatta dei giri per la città e in wishlist c’erano due cose: svaligiare i negozi musicali di Shinjuku e acquistare un lettore per poterli ascoltare.

A causa del fuso orario potei prelevare soltanto la notte tra il 15 ed il 16. Ero talmente euforica che dormii 3 ore e la mattina alle 7  correvo (non è vero, camminavo normalmente ma nella mia testa era come se stessi saltellando circondata da fiorellini e stelline colorate) verso la stazione. Ovviamente non avendo ancora scoperto la linea più breve presi il treno che ci metteva 40 minuti. Il sole era già alto nel cielo, la metropolitana era piena ma mi stupii del fatto di essere la sola a scendere ad Akiba. “Ma come? Di solito c’è molta più gente che scende qui, sono già quasi le 8 insomma…”

Quando imboccai l’uscita della stazione rimasi destabilizzata: non c’era nessuno. Mi voltai a controllare la scritta alle mie spalle, ero ad Akihabara senza alcun dubbio e davanti a me c’era il Gundam Cafè chiuso.  Un pò perplessa ma ancora fortemente motivata iniziai a passeggiare per le strade deserte, non ci misi molto a comprendere che i negozi aprono quasi tutti alle 11, molti a mezzogiorno, alcuni (rarissimi) alle 10. Sospirai e mi chiusi all’Excelsior cafè a leggere recensioni su dove acquistare a prezzi convenienti un lettore portatile.

Ero così euforica e piena di energia quel giorno che quando uscii di casa non mi soffermai nemmeno un istante a pensare ad un’evenienza del genere; mi trovavo a Tokyo da due settimane nelle quali avevo sempre trovato tutto aperto, in qualsiasi momento del giorno e della notte. Com’era possibile che Akiba dormisse fino alle 11 del mattino? A metà del mio Iced Coffee ebbi l’illuminazione: ero stata sempre in giro soltanto di pomeriggio e sera. Anche Kabukichou si sveglia tardi ma non avevo ancora avuto modo di accorgermene. Terminai il mio caffè e verso le 10 uscii in cerca del Laox, che pur avendo un insegna enorme decise di nascondersi alla mia vista per cui andai in direzione opposta.

Non ero mai entrata prima in negozi di elettronica così vasti e quello che sembrava dover essere un normale acquisto si rivelò più complesso del previsto. Girai diversi esercizi prima di trovare quello che faceva per me, l’articolo in questione pareva essere più costoso di quanto mi aspettassi ma volevo portare a termine la missione quindi entravo ovunque e mi appuntavo i prezzi più bassi. Nel frattempo il quartiere si stava svegliando, molti negozi avevano già alzato le saracinesche e la strada principale andava popolandosi lentamente. Dal momento che avevo percorso quasi tutta la strada principale dal un lato decisi di attraversare e farla a ritroso per visitare i negozi che nel frattempo avrebbero aperto, ne girai un paio e poi scorsi il famoso negozio che cercavo: era davanti alla stazione. Proprio davanti, come avevo potuto non vederlo? Evidentemente fintanto che non arriva l’orario di apertura rimane occultato come la libreria di Ikebukuro.

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Il Laox di Akihabara – immagine acquisita dal sito ufficiale

Inutile dire che fu proprio qui che trovai il mio meraviglioso, fantastico, superbo lettore DVD e DC portatile, acquistai un Sony in offerta con il tax free a circa 40 euro. Ero convinta di aver fatto l’acquisto del secolo, un vero affare, così saltellando nuovamente attorniata da fiorellini e stelline colorate (sempre nella mia testa, ovvio) tornai verso Shinjuku. Finalmente mi sarei potuta dare allo shopping nei negozi di musica. Avevo acquistato un apparecchio straordinario addirittura dotato di presa scart che avrei potuto collegare al televisore di camera mia (parliamo di un 15 pollici eh… non proprio uno schermo cinematorgrafico) per godermi così ore ed ore di dvd comodamente sdraiata sul tatami! Uno dei momenti più felici della mia vita.

Akihabara è una zona fantastica, e non è necessario essere appassionati di animazione per godersela e divertircisi per ore. A distanza di tempo ho imparato a farci delle vere e proprie toccate e fuga solo atte a visitare quei 3 negozi che mi interessano; ma ci sono forme di intrattenimento per tutti. Qualche volta ho pensato di fare una mappa ed inserirci quelli che sono per me i principali punti di interesse, ma purtroppo se ci so arrivare non li so trovare su un disegno e viceversa;  tuttavia a meno che si cerchi un negozio in particolare credo sia divertente passeggiare e scoprirla pezzetto per pezzetto.

Non ho ancora provato l’esperienza di sorseggiare qualcosa in un Maid Cafè, finisco sempre con il trovarli troppo costosi e una parte di me non sopporta le ragazze che parlano con la vocina stridula e gentile, temo che mi innervosirei e finirei con il trattarle malissimo. C’è un solo Maid Cafè che mi ha avuta come cliente una notte del 2016, ma si trova a Shinjuku ed ha un concept di base un pò diverso.

Akiba vanta anche numerosi locali ottimi dove mangiare, alcuni tra i ramen e i curry più buoni lo ho gustati proprio qui.

Le sale giochi sono sorprendenti e gli Ufo Catcha possono mandarvi sul lastrico ma vale la pena tentare almeno una volta di acchiappare un pupazzino carino della nostra serie preferita. Personalmente ho imparato quasi subito a starne lontana: non sono mai riuscita a prendere nulla che mi interessasse davvero, solo un paio di minuscole pecorelle di peluche color pastello. Tuttavia rimango estasiata ad osservare i ragazzini del posto che con tecnica impeccabile svaligiano gli espositori.  Mentre io sono talmente scarsa che un giorno mentre ci provavo con delle amiche da non so quanto è arrivato un commesso del negozio, dopo avermi chiesto quale mi piacesse ha aperto l’espositore e ha posizionato quello che volevo in modo che fosse più facile da far cadere. Dopo l’iniziale senso di umiliazione ho pensato che tuttosommato me l’ero già ampiamente pagato quel pupazzetto.

Ovviamente anche i posti “per adulti” non mancano, non mi riferisco soltanto a negozi di dvd, riviste ecc, ma a veri e propri mini market di sex toys divisi per pubblico di riferimento. E’ incredibile il numero di ragazze che vi si aggirano testando i vari giochi, da sole o con le amiche. A differenza dei negozi sul genere occidentali qui non ci si sente in difficoltà, è tutto colorato, le musiche divertenti : se non ci si sofferma ad osservare attentamente sembra quasi di essere in un negozio di caramelle. Uno di questi si trova proprio di fianco al famoso Laox….dovesse capitarvi lo consiglio sopratutto alle fanciulle poichè l’atmosfera giocosa che si respira non mette assolutamente a disagio. Inoltre essendo tutto diviso su più piani contrassegnati da simbolini che indicano se si tratta di settore per uomini o donne non si rischia di incorrere in non saprei nemmeno cosa, non avendo mai avuto accesso al piano dedicato ai maschietti!

Solo per i tabagisti Akiba è diventata leggermente ostile negli ultimi 2 anni: le smoking area sono sensibilmente diminuite e all’interno delle sale giochi sono sempre meno gli spazi appositi. Ovviamente nessuno fuma per la strada essendo proibito, ma ho imparato dai giapponesi a munirmi di posacenere portatile: questo consente di potersi fermare in viette nascoste o fuori dai conbini per una pausa sigaretta senza sporcare ed infrangere regole. Per quanto mi riguarda cerco sempre un angolino dove ci sia già qualcun altro che sta fumando, come se questo mi accomodasse quel minimo di autorizzazione necessaria. Nel dubbio rimangono sempre i caffè: lì la smoking area c’è sempre e gli aspiratori fanno miracoli.

Mentre scrivo questo articolo mi rendo conto di quanto altro ci sarebbe da dire e raccontare, nella vita si cambia spesso idea quindi parlerò ancora di Akihabara e preparerò quella mappa di cui accennavo. Senza contare che devo assolutamente fare nuove fotografie a riprova di questo scorcio di Paese delle Meraviglie!

Per concludere, a proposito del mio acquisto del secolo: solo molto, molto tempo dopo scoprii che il mio prodigioso lettore legge solo dvd asiatici per cui qui in Italia non posso nemmeno portarmelo da qualche parte con un paio di film da guardare. Ma non ha importanza, lo strabiliante Sony mi ha accompagnata in ogni mio successivo viaggio in Giappone ed assolve a pieni voti la sua missione: leggere i dvd e cd che acquisto in loco!

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Eccolo qui il Portento!!