Un tè con biscotti a Tokyo – Julie Caplin

Ammetto che mi sono fatta attrarre dal titolo e dalla copertina colorata in un momento di malinconia dettata dal fatto che sono due anni che non posso partire per il Giappone, mentre vagavo per una libreria del centro dicendomi “hai a casa una pila di libri in attesa, non serve comprarne altri” ma la curiosità mi ha spinta altrove e dunque ho ceduto!

Sapevo perfettamente che si trattava di un romanzo leggero, ma ammetto che non credevo fosse così intriso di stereotipi da letteratura rosa. Sia chiaro, non ho nulla contro questo genere, ho letto con passione tutti i libri di Lucinda Riley ma diciamo che ecco, parliamo di un livello decisamente differente.

“Un tè con biscotti a Tokyo” è sicuramente una lettura scorrevole (iniziato e finito in una giornata oziosa). Fiona, la nostra protagonista è una blogger e fotografa di Instagram ed ha vinto un concorso con tanto di viaggio di due settimane a Tokyo, dove deve lavorare a degli scatti da esibire poi in una mostra londinese. Purtroppo chi dovrebbe farle da mentore (un famoso fotografo giapponese) ha avuto un lutto in famiglia ed al suo posto manda in missione niente meno niente meno che la prima fiamma della nostra beniamina, altro fotografo di fama internazionale, ovviamente alto, bello, con fisico da copertina (senza bisogno di praticare sport – per sua stessa ammissione) e gli occhi blu come il cuore dell’Oceano di Rose. Ah, ovviamente non solo è bellissimo ma ha, (ovviamente) una storia travagliata alle spalle, ha perso fiducia nell’amore, è arrogante ma con quella punta di ironia che tanto piace alle donne (?).

Ciliegina sulla torta: è colui che ha “rovinato” la vita della protagonista quando lei aveva solo 18 anni e lui insegnava all’università da lei frequentata, questo perché un giorno lei lo ha incontrato in corridoio e lo ha baciato, una compagna li ha visti mentre lui si scostava da lei (in quanto non si fa!) ed ha raccontato a tutti che la povera Fiona è stata respinta dal professore bello e famoso. Questo episodio ha segnato in modo indelebile la nostra protagonista. Fatto sta che a 10 anni da questo episodio i due si rincontrano e lui non si ricorda di lei fino a quando fa caso al suo colore di capelli, lei è tutta un “resisto, non mi piace, era solo una ragazzata” per poi soffermarsi sulla descrizione dei peli delle braccia di lui quando sono seduti vicini. Ovviamente lo trova saccente, insopportabile ed arrogante…ma mamma mia che occhi blu che ha!

Il resto non mi pare giusto raccontarvelo onde evitare di rovinarvi la lettura.

Ma… c’è un ma! Al di là dei due protagonisti a mio avviso insopportabili c’è la famiglia giapponese che ospita Fiona dove invece sembra esserci dell’intelligenza e della coerenza nei comportamenti. Le tre donne di questa famiglia infatti (la nonna, la madre e la figlia sedicenne) riescono infatti, con le loro parole misurate a trasmettere al lettore qualche nota di Giappone, ovviamente non manca qualche stereotipo ma nel complesso risultano piacevoli e sopratutto credibili.

Se vi piacciono gli shojo manga questo romanzo potrebbe decisamente piacervi, se volete una storia d’amore leggera, senza grandi colpi di scena e abbastanza intuibile già da pagina 10 anche. Se però volete uno scorcio di visita a Tokyo vissuta da una turista casuale estremamente fortunata credo si possa trovare di meglio. La città ci viene descritta infatti in modo sommario e superficiale, fatta eccezione per il famoso incrocio di Shibuya (forse perché durante la trama la nostra protagonista ci torna) ed un paio di ristoranti; ma è pur vero che il romanzo non ha (credo) la missione di trasmettere la voglia di visitare il Paese del Sol Levante. Diciamo che la storia si sarebbe potuta svolgere in qualsiasi altra metropoli del mondo ed avrebbero mangiato qualcosa di diverso dal sushi e la tempura.

I brevi accenni alla cerimonia del te e alla vestizione del kimono sono estremamente fugaci ma ripeto, è chiaro che non volevano essere questi i punti salienti.

Insomma questo romanzo non mi ha convinta e conquistata, forse avrei preferito un approfondimento culturale maggiore, forse un protagonista maschile locale avrebbe fatto la differenza o avrebbe messo un pò di divertimento. Bello andare a vedere i Sakura, il monte Fuji e l’incrocio…..ma Tokyo è anche molto altro, si va al Robot Restaurant senza nemmeno una menzione del quartiere in cui si trova (sta infatti a Kabukicho, la zona a luci rosse e dell’intrattenimento di Shinjuku), ma forse pareva brutto che a portarla lì fosse stata la sedicenne della famiglia?

Infine, e forse qui mi ripeto, avrei apprezzato un approfondimento migliore dei comprimari, non solo la famiglia ospitante ma anche la madre di Fiona (che per tutto il libro fa la parte della mamma rompiscatole ipocondriaca che manda sms ogni 4 minuti e miracolosamente a 10 pagine dalla fine si risveglia grazie ad una conversazione telefonica di pochi istanti avuta giorni prima con la mamma che aveva ospitato la protagonista)!

Non mi sento di consigliarlo a chi non ama la letteratura rosa leggera in generale.

ps: biscotti non pervenuti

Titolo: Un tè con biscotti a Tokyo

Autore: Julie Caplin

Editore: Newton Compton Editori

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