I sette killer dello Shinkansen – Isaka Kotaro

Non so se thriller sia la definizione più appropriata per questo romanzo di Kotaro Isaka, sicuramente la suspense e l’adrenalina non mancano.

Lo definirei piuttosto divertente ed intelligente, ben studiato e con i colpi di scena al momento giusto!

Un gruppo di killer (che non si conoscono tra loro) si trova a a viaggiare sul medesimo treno ad alta velocità, ciascuno con una missione diversa, chi per lavoro chi per motivi personali; ma va da se che per ragioni di sceneggiatura si troveranno presto a doversi relazionare.

I personaggi sono ben caratterizzati, tuttavia a volte paiono poco credibili e leggermente forzati

La scrittura è scorrevole e si presta sicuramente bene come sceneggiatura di un film (pare infatti che uscirà questa primavera il film nelle sale, il cui protagonista sarà Brad Pitt, ma avendo cambiato tutti i nomi non mi è chiaro quale ruolo interpreterà dato che non c’è un personaggio predominante).

Un racconto che intrattiene e diverte senza avere la pretesa di destare chissà quali riflessioni, ma indubbiamente ci ritroveremo a parteggiare per l’uno o per l’altro tra i vari malviventi presenti sul treno.

La mia simpatia tra tutti se l’è guadagnata Mikan, sin dalle prime pagine, mentre ho mal tollerato Ouji, forse perché tra tutti mi è parso il meno credibile sebbene non manchi a tratti di fascino.

Mi rimane qualche perplessità riguardo sia il titolo dell’edizione italiana sia quello che è stato scelto per il film (i cinque killer dello Shinkansen), personalmente avrei tolto numeri per evitare errori e confusione se proprio si voleva rimarcare l’attenzione con “i Killer dello Shinkansen”.

Il titolo originale è Maria Batoru (dove Batoru è la traslitterizzazione di Beetle, una delle possibili traduzioni della coccinella), Coccinella è anche uno dei nostri assassini presenti sul treno, quello più sfortunato e per il quale la legge di Murphy è una regola che non ammette eccezioni. Maria è la donna all’altro capo del telefono con il quale proprio Coccinella interagisce. Sette i puntini sul dorso della coccinella come 7 i dolori di Maria…. coincidenze? Siete curiosi? Considerate che questa è una spiegazione che sono voluta darmi per comprendere l’adattamento del titolo ed alcuni fatti che si svolgono nel libro.

In definitiva non mi sento di consigliare o sconsigliare questo libro, se siete amanti dei romanzi nipponici e come me vi ritrovate a divorare quasi tutto quello che viene tradotto da noi, sicuramente passerete delle ore piacevoli leggendolo.

Se invece cercate un thriller più strutturato oppure avete una pila di libri in attesa, direi che questo può tranquillamente attendere le prossime vacanze.

Personalmente mi è piaciuto e mi ha intrattenuto, ma ripeto, l’ho vissuto come un intermezzo leggero all’interno di una serie di libri molto diversi e in un momento in cui tempo libero ne ho avuto in abbondanza (le vacanze estive).

Dettagli

Autore:Kotaro Isaka

Traduttore:Bruno Forzan

Editore:Einaudi

Collana:Einaudi. Stile libero big

La Ragazza del Kyushu

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Matsumoto Seichō

La ragazza del Kyūshū

Prendere in mano un libro della casa editrice Adelphi è già di per se un’esperienza, la copertina leggermente ruvida, le pagine dal color crema e dal profumo così caratteristico… già questo mette il mio animo in una dolce predisposizione verso il libro che sto approcciando. So che parrebbe non centrare con il testo e la sua recensione, tuttavia credetemi: fa anche questo parte dell’esperienza di lettura.

Kiriko parte dall’estremo sud del Giappone alla volta di Tokyo, dove vuole incontrare un famoso avvocato al fine di chiedergli aiuto. Il fratello della protagonista è infatti accusato di omicidio e rischia la pena di morte; Kiriko pare essere l’unica persona convinta della sua innocenza e non esiterà a dare fondo ai suoi risparmi per intraprendere un viaggio nel tentativo disperato di salvare il fratello.

Ma quanti avvocati esercitano la professione per senso di giustizia e dovere? Chi sosterrebbe un caso simile, dove l’imputato stesso confessa la sua colpevolezza, senza poter emettere una parcella ad un cliente che non ha il necessario per pagare?

In questo noir Matsumoto è crudo e realista, non dà troppo spazio alle descrizioni delle sensazione ma narra il susseguirsi degli avvenimenti con freddezza giornalistica, tuttavia queste emozioni non descritte sono palpabili ed arrivano al lettore senza bisogno di introspezioni messe nere su bianco.

Potete trovare su qualsiasi sito la trama completa del romanzo ed il suo incipit, ma non voglio narrare oltre. Questo libro conta infatti solo 200 pagine circa e si legge velocemente, cattura l’attenzione sin dalla prima pagina e suscita sentimenti contrastanti nel lettore, da che parte vi schiererete? Cosa spererete mentre le pagine si susseguiranno?  Personalmente mi sono ritrovata a sperare soluzioni opposte da un capitolo all’altro.

Kiriko è giovane, ha solo 20 anni, la sua freddezza e forza d’animo sono estremi e risultano quasi “inumani”, rimane un personaggio quasi astratto dall’inizio alla fine; le sue caratteristiche sono forse fin troppo chiare e delineate, non è un personaggio sfaccettato dai mille chiaro scuri, non ci sorprende mai. Personalmente ho sperato in qualche svolta emotiva da parte sua ma la fredda coerenza che la contraddistingue rimane tale dalla prima all’ultima pagina, il che mi ha creato una situazione di disagio per la quale nonostante io consigli caldamente questo libro agli amanti del noir e della letteratura nipponica, non me la sento di annoverarlo tra i miei preferiti.

Tuttavia,  non posso non paragonarla ad una moderna erede di uno dei famosi personaggi di Dumas, certo parliamo di un testo breve, dove il tutto si sviluppa nell’arco di pochi mesi, la caratura letteraria è certamente differente, ma la sensazione di deja vu in me suscitata è stata proprio questa.

Lo consiglio a coloro che conoscono già l’autore e hanno desiderio di completarne la bibliografia, a chi come me è sempre curioso di leggere narrativa del Sol Levante. Gli appassionati invece di noir potrebbero trovarlo un pò noioso e privo di un vero mordente, con una trama forse un pò debole e pochi (talvolta scontati) colpi di scena.

Traduzione di Gala Maria Follaco
Fabula, 348
2019, 3ª ediz., pp. 208, 3 illustrazioni b/n nel testo
Prezzo di copertina: 18 euro

Disponibile anche in formato Kindle su Amazon: https://www.amazon.it/ragazza-del-Kyushu-Seicho-Matsumoto/dp/8845933962/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=JJ9A24NRL6UM&keywords=la+ragazza+del+kyushu&qid=1583745968&sprefix=la+ragazza+del+%2Caps%2C165&sr=8-1

Appartamento 401 -di Shuichi Yoshida

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Editore : FELTRINELLI

Data d’uscita: Febbraio, 2019

Collana: I Narratori

Pagine: 229

Prezzo: 16,00€

 

Conoscevo l’autore per via de “L’uomo che voleva uccidermi” per cui quando lessi la trama di Appartamento 401 rimasi un pò dubbiosa perché mi pareva un titolo totalmente differente e scostato rispetto alla precedente lettura.

Tuttavia l’idea di entrare in un appartamento di Tokyo dove convivono quattro ragazzi dalla quotidianità apparentemente normale non poteva non stuzzicarmi.

Fingiamo di non aver letto la terza e quarta di copertina, fingiamo di non conoscere l’autore ed entriamo a sbirciare quello che accade.

Un appartamento costituito da due stanze da letto, un soggiorno con cucina, bagno e terrazzino.

Kotomi (23 anni, disoccupata) e Mirai (24 anni, illustratrice e commessa) condividono una stanza, mentre la seconda è abitata da Satoru (18 anni, lavora part time) e Naoki (28 anni, impiegato).

Yoshida ci narra la vita di questi ragazzi dal loro punto di vista, uno per volta, seguendo però una linea temporale (quando si interrompe il racconto del primo, attacca infatti la voce narrante del secondo e così via) in modo da non lasciarci mai con buchi nella vicenda. Non sono un gruppo di amici, si trovano a condividere gli spazi ognuno spinto da motivazioni differenti,  non assistiamo a particolari conflitti e nemmeno coinvolgimenti emotivi: semplicemente ognuno fa la sua vita senza dover entrare necessariamente nella sfera privata altrui. Può capitare che si vada insieme al Karaoke o al supermercato vicino, così come può succedere che ci si prenda una sbronza tutti insieme in una stanza, eppure ognuno di essi è solo ciò che gli altri conoscono, come se la vita al di fuori non fosse contemplata, benché ci sia, ovviamente.

Questa routine funzionale subirà uno sfarfallio, proprio come il loro televisore difettoso situato nel soggiorno,  quando un nuovo inquilino entrerà a far parte della loro vita; contemporaneamente alcuni episodi di aggressione si iniziano a verificare nella zona.

Potrei fermarmi qui, anzi, credo lo farò, perché ormai la congettura “ho capito!!” è passata di moda e nessuno cade in un tranello dopo poche righe.

Yoshida è un maestro nel narrare una storia che si lascia divorare in meno di due giorni, tesse una trama thriller seminando indizi ogni due pagine eppure, fino a poco prima della fine, ci siamo totalmente dimenticati che abbiamo acquistato un romanzo di quel genere.

E’ infatti solo nelle ultime pagine che il tutto acquisisce un senso e ci ricordiamo improvvisamente di dettagli fondamentali.

Ho molto apprezzato questo romanzo, non tanto per la trama ed epilogo, quanto per la delicatezza con la quale ancora una volta l’autore ci fa entrare in contatto  con l’animo di un popolo dall’atteggiamento si cortese, ma dalla natura spesso riservata e schiva.

Ed il tutto accade senza perdere, nemmeno per un istante, di coerenza e credibilità.

Mi sento di consigliare questo romanzo non tanto a chi è in cerca di un thriller (temo anzi che costoro ne rimarrebbero delusi, attendendo solo lo sviluppo delle ultime pagine), bensì a chi vuole sbirciare la vita quotidiana dall’interno di un appartamento in affitto, a chi desidera vedere altri angoli di Tokyo, conoscere nuove zone, incontrare protagonisti magari simili a persone che ha già conosciuto e ritrovarle.

Se poi a leggere queste pagine è qualcuno che si è trovato a vivere una situazione simile, magari soggiornando in una Guest house per periodi medio lunghi: non potrete non riconoscere almeno uno dei protagonisti.

 

 

Come Sabbia tra le dita (Seichō Matsumoto)

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Scegliere i libri da portarsi in vacanza si rivela sempre un momento critico, alla fine nel dubbio ne ho portati tre che mi aspettavano impilati sul comodino da settimane, in attesa del momento adatto.

“Come Sabbia tra le dita” si è rivelato una lettura decisamente intrigante e avvincente persino per me che non sono una grande fan dei gialli.

Tuttavia ero incuriosita: sapevo che l’autore era stato uno dei più proliferi in vita (oltre 300 romanzi pubblicati) ed ero stimolata dall’ambientazione in un Giappone degli anni ’60.

Siamo a Tokyo, nella primavera del 1961, e all’alba viene rinvenuto un cadavere sui binari della stazione di Kamata.

L’ispettore  a capo del caso, Eitarô Imanishi, si ritrova a condurre un’indagine in principio infruttuosa quasi frustrante…gli indizi lo porteranno a viaggiare per gran parte del paese che nonostante io abbia visitato talvolta ho faticato a riconoscere.

Siamo agli inizi del boom economico, Ginza è già il quartiere “alto” della città di Tokyo ma le distanze, tra una zona e l’altra della capitale non sono quelle brevi alle quali siamo abituati ai giorni nostri. Si può quindi immaginare quanto tempo fosse necessario per raggiungere le più lontane mete quali Osaka o la zona del Tohoku.

Trascorrono mesi senza che gli interrogativi trovino risposte, tuttavia l’ispettore Imanishi persegue ogni singola pista fino a correlare tra esse alcune morti sospette avvenute in un secondo momento rispetto al primo delitto. Siamo al cospetto di un protagonista caparbio, intelligente, certo, ma che raggiunge l’obiettivo non grazie a lampi di genio tipici di alcuni personaggi ai quali la letteratura ci ha abituati, ma grazie alla metodicità e all’attenzione ad ogni singolo dettaglio. L’illuminazione non arriva grazie al semplice intuito ma va ricercata faticosamente, se necessario camminando per chilometri seguendo i binari di un treno alla ricerca di pezzetti di carta disseminati mesi prima.

Questo è sicuramente uno degli aspetti che mi ha fatto apprezzare maggiormente questo volume.

Alcuni hanno definito Matsumoto un autore pari a Simeon; dal mio canto non sono in grado di esprimere un giudizio coerente a riguardo, in quanto, ribadisco, non sono un’amante del genere.

Tuttavia mi sento di consigliarlo a tutti coloro che hanno il desiderio di una lettura fluida  ma avvincente, ambientata in un contesto sicuramente interessante che ci permette di conoscere altri risvolti di un paese che tanto ci affascina.

Personalmente l’ho apprezzato, prova ne è che l’ho letto in una sola giornata di ombrellone (parliamo di  186 pagine decisamente scorrevoli), e che intendo recuperare anche Tokyo Express, del quale spero di poter scrivere una recensione in queste settimane.

Succede anche a voi, quando vi imbattete in un volume che si rivela interessante, di voler leggere tutto quello scritto dallo stesso autore indipendentemente dalle critiche e recensioni?

Per me è sempre stato così, mi ritrovo ad effettuare ricerche maniacali ovunque per poi scoprire che sto tendando di recuperare qualcosa di editato decenni fa da case editrici che non hanno più ristampato il titolo in oggetto.

 

 

Credits:

Come Sabbia tra le dita (Seichō Matsumoto)

Edito da Mondadori, collana Oscar Absolute, 03/07/2018

Traduttore: Mario Morelli

Disponibile in formato kindle e brossurato su Amazon: https://www.amazon.it/Come-sabbia-dita-Seicho-Matsumoto/dp/8804701196