Cercando il Giappone a Parigi

Ho voluto smettere di contare i mesi che sono trascorsi dai miei ultimi giorni a Tokyo, così come ho smesso di monitorare le news quotidianamente alla ricerca di uno spiraglio che accenni un qualche tipo di riapertura anche per il turismo individuale. 

In realtà non ho però smesso di dare un’occhiata alle tratte aeree delle varie compagnie e agli alberghi abituali dove normalmente soggiorno.

Questi mesi (dovrei dire anni…ma sono pochi e la parola “ mesi” pare più leggera) di incertezza ed interrogativi hanno suscitato emozioni così altalenanti al punto che se vi fosse una trascrizione emotiva forse susciterebbero ilarità. Già, perché si passa da un “ma si dai, quando riapre riapre, intanto brindiamo al nuovo anno!!” ad un “chissà quando e se….. vabbè beviamoci su”.

Sempre in alcol finisce, ma con uno stato d’animo totalmente differente. Euforia e tristezza, entusiasmo e rassegnazione. L’altalena emotiva: che giostra meravigliosa, vero?

E intanto cosa si fa? Si vive il momento, si prende il meglio, si organizzano uscite, si va ad i concerti che hanno ripreso, si cena fuori, si passeggia in Darsena e si parte, si acquistano biglietti aerei e si pianificano escursioni in altre città europee meravigliose!!

Andiamo a Parigi? Yeah!!

2 volte a distanza di pochi mesi? Evviva.

Non vi narrerò della vacanza parigina di fine marzo, poiché questo è un blog sul Giappone. Quindi perché dovrei raccontare quella di questi giorni?

Poiché a Parigi esiste un frammento di Giappone in grado di scalfire il cuore di chi come me si era detto “e chi ci pensa a Tokyo? Quando sarà sarà, intanto Vive la France!!!”

Ed io la Francia la amo davvero tanto, chi mi conosce può testimoniare la mia adorazione nei confronti di questa nazione e di chi la abita.

Insomma, prima di partire vengo a sapere che c’è una libreria giapponese molto fornita (a quanto pare lo sapevano tutti i miei conoscenti tranne me), andiamo a farci un salto, è vicino all’Operà e dal momento che l’ultima volta non ero riuscita a vederla e le precedenti era tappata per lavoro è parsa l’occasione perfetta per acchiappare capre e cavoli!

Percorriamo il boulevard e quando sappiamo mancare poche decine di metri la pioggia incessante invita a fermarsi per un caffè, ovviamente all’aperto ma riparati dalle tende, mentre sorseggio il mio cafè creme mi accendo una sigaretta ed alzando lo sguardo leggo Takumi Cheesecake. Per un attimo rimango perplessa, guardo meglio e poco distante riconosco il logo di kuroneko yamato.

Takumi original Japanese Cheesecake

Terminiamo la pausa caffè e ci addentriamo nella strada della libreria, i palazzi sono quelli meravigliosi che sappiamo avere Parigi, eppure  le vetrine e le insegne sono un susseguirsi di kanji, hiragana e katakana che mi ritrovo a scorrere come fossi una bambina delle elementari che riesce finalmente a leggere il primo libro di favole. Anche i profumi sono quelli che escono dalle botteghe giapponesi. Un leggero senso di smarrimento unito alla sensazione di essere a casa, mi riesce davvero complicato descrivere a parole. 

Arriviamo alla libreria Junku, mi sembra di essere da Kinokuniya (grande catena di librerie molto presente sul territorio nipponico), dove al piano terra ci sono libri di ogni genere, riviste, manuali di lingua, libri per ragazzi e bambini, dizionari, sento un nodo alla gola mentre sfoglio una versione giapponese illustrata di Biancaneve. L’inconfondibile profumo della carta, il vociare soffuso delle commesse che parlano tra loro in giapponese, i bambini che si siedono a sfogliare grandi libri puzzle. Articoli da cancelleria, quaderni, qualche gadget. Andiamo al -1 ed eccoci praticamente all’Animate, dove ogni corridoio sembra un piano diverso dell’omonimo negozio. Non vedevo così tanti artbook tutti insieme dal mio ultimo viaggio, lo stupore nel trovarne di davvero recenti, edizioni speciali di manga, un super reparto yaoi (….il mio tallone d’Achille) e ancora quell’odore inconfondibile di carta giapponese.

Onestamente ho perso la nozione del tempo. 

Il piccolo tour è continuato tra altri negozi di vario tipo, dai botteghini di ramen alle panetterie in stile giapponese con gli immancabili kareepan e melonpan. Negozi di alimentari con le immancabili ramune ma dove ho trovato uno dei miei drink estivi preferiti: il mughicha (tè d’orzo, rinfrescante ed adatta anche ai più piccoli per via della mancanza di teina e caffeina).

Eravamo ormai entrati in questa spirale giapponese e non avevamo alcuna intenzione di uscirne, un po’ come bambini in un parco giochi “uh guarda: c’è lo shampoo tsubaki! Gli onigiri!! La fluffy cheesecake! L’oujicha! Rilakkuma! Ecc ecce cc”. 

Mugicha mon amour!!

E poi, sulle vetrine di molti negozi un piccolo poster: MATSURI, ma davvero? Un matsuri a Parigi? Ma quando? Proprio in questi giorni? Cosa fai, non ci vai? Ovviamente ci vai, anche se dista 2 ore a piedi ma siccome sei fermo sulla tua decisione di fare lunghe passeggiate nulla ti fermerà, nemmeno la strada che ad un certo punto diventa deserta e poi malfrequentata, nemmeno il campo di tossicodipendenti nel quale passiamo ignari e in silenzio (impauriti, tanto, ma ormai eravamo lì e il navigatore non forniva strade alternative) insieme ad altre due fanciulle in yukata che ci precedevano a passettini svelti di fronte a noi, e no, nemmeno la polizia che ci ha fermato una volta usciti dal campo per chiederci cosa facessimo lì in mezzo: gli abbiamo mostrato le locandine dell’evento e spiegato che eravamo turisti. Ci hanno praticamente detto che eravamo degli imbecilli ed eravamo stati fortunati, di fare una strada diversa al ritorno e tanti saluti.

Ma alla fine ci siamo arrivati al matsuri, e ne è valsa la pena! Non immaginate la classica festa dove si affiancano una dopo l’altra infinite bancarelle di cibo, si trattava comunque di un evento più piccolo, dove non mancavano ovviamente takoyaki ed altre leccornie, ma vi erano bancarelle di giochi in legno, kimono, spazi con dimostrazioni di karate, un ampio spazio per l’esibizione del taiko, un capannone interamente dedicato alle degustazioni di sake ed altro ancora. Ma, indipendentemente da questo, è stata proprio l’aria festosa a valerne la pena. Famiglie francesi e giapponesi con bambini che giocavano alla pesca dei pesciolini e si divertivano sotto un sole che ci ha regalato una discreta abbronzatura!

La locandina del Matsuri! Se ne avete voglia fate un giro su googlemaps a piedi per Parigi che vi conduca alla Cité Fertile!

Tra i vari stand presenti c’era anche quello della Japan Airlines, era l’unico senza coda e per un attimo mi ha sfiorato il pensiero di chiedere “si, bello che ci sia una tratta diretta ma…avete intenzione di riaprire a breve?” . Un pò per la paura della risposta, un pò perché i giapponesi non amano dare risposte negative, non me la sono sentita di ascoltare qualcosa di evasivo e ho tirato dritto. Chissà, forse non sono stata l’unica ad elaborare questo pensiero dato che come accennato non vi era nessuno a richiedere informazioni.

Insomma, questa vacanza ci ha regalato infine anche un pezzetto di Giappone, il che non fa che accrescere il mio amore già grande verso la città meravigliosa che è Parigi (nonostante lo spavento della zona sopracitata!).

Da un lato avrei potuto dilapidare una fortuna dato che in ogni singolo negozio (sopratutto in libreria) c’era qualcosa che mi piaceva ed interessava notevolmente, tuttavia a parte la mia bottiglia di mugicha non mi sono portata via nulla.

E’ difficile spiegare, da un lato sicuramente vi è il fatto che non avessi oggettivamente bisogno di nulla (quando mi servono creme o altro mi arrangio comunque con gli acquisti dal Giappone e gli amici che abitano lì mi danno una mano), ma non credo si sia trattato solo di questo. A pensarci ora credo che in cuor mio ci fosse il silenzioso augurio “aspetta, compralo a Tokyo, adesso in realtà non ti serve”.

Quindi, nonostante i buoni propositi del non pensarci troppo e non pianificare fintanto che non vi sono certezze, è evidente che il sentimento nostalgico c’è e si fa sentire, diversamente non avremmo trascorso tante ore in queste zone e sopratutto non ne saremmo usciti a mani vuote.

E’ stato un piccolo viaggio nel viaggio, un’esperienza dolce ed avvolgente come la fluffy cheesecake di Osaka, che non vedo l’ora di mangiare quando tornerò a volare oltreoceano.

Se avete intenzione di passare per Parigi e vi manca il Giappone concedetevi questa piccola escursione etnica, ne varrà sicuramente la pena vi regalerà una dolce sensazione di deja vu!

Ho citato solo alcuni dei posti a tema giapponesi in città, e postato pochissime foto perché non ne ho fatte altre, mi sono goduta in prima persona profumi, sapori e colori lasciando lo smartphone in borsa ma se avete bisogno di approfondimenti o informazioni chiedete tranquillamente o navigate on line, ci sono tantissime informazioni a riguardo!

Le Bugie del mare – Kaho Nashiki

In un momento come questo, dove taluni viaggi ci sono ancorapreclusi, la letteratura è diventata una valvola di sfogo importante; mai come in questo momento il non poter pianificare mi risulta quasi doloroso, mi ritrovo così a ricercare nuove esperienze per sopperire una fase (spero di transizione) tanto incerta.

L’approccio con le prime 40 pagine di questo romanzo non è stato tra i più semplici e coinvolgenti, tanti nomi per me difficili di fauna, flora e tradizioni, un inizio quasi accademico che in un paio di punti mi ha portata a pensare “ma succederà qualcosa adesso? …ma quindi?…” 

Siamo negli anni 30, in un isola nel sud del Giappone. Akino vi si reca per un viaggio di ricerca sul territorio e le tradizioni, ma quello che si ritroverà a fare, forse inizialmente inconsciamente, è un viaggio interiore, una profonda riflessione sull’esistenza in un momento tanto delicato per lui, che ha da poco perso, a breve distanza l’uno dall’altro, entrambi i genitori nonché la fidanzata.

Osojima, questo il nome dell’isola, rappresenta un micro universo a se stante, ancora parzialmente incontaminata dal mondo moderno, i ritmi sono lenti, seguono le ore e le stagioni. 

Stupisce che chi abita in montagna non conosca le spiagge e chi le abita, ma siamo ancora in mondi nei mondi, dove le distanze apparentemente più brevi richiedono comunque ore di cammino attraverso sentieri non battuti quotidianamente e pertanto impervi. Dialetti differenti da una parte all’altra dell’isola che necessitano di interpreti locali, tradizioni radicate ed una dolorosa guerra religiosa terminata da poco, che ancora lascia il segno sui figli dell’isola.

Ma il cerchio si chiude molti anni dopo questa esperienza quasi mistica, quando, a distanza di 50 anni, con le guerre ormai lontane il nostro Akino tornerò ad Osojima chiedendosi se quella settimana non fosse il frutto di un sogno.

Se apprezzate Miyazaki sarà come leggere la sceneggiatura di un suo film, non mi sorprenderebbe infatti se un’opera dello studio Ghibli venisse tratta da questo romanzo.

Sarà come un viaggio nel paradiso perduto, o se preferite in una sorta di città incantata dove la magia vi sfiorerà come una brezza senza lasciare prove tangibili. Una nebbia delicata, un miraggio…. O semplicemente una Bugia del Mare.

Dettagli

Autore: 

Kaho Nashiki

Traduttore: 

Gianluca Coci

Editore: 

Feltrinelli

Collana: 

I narratori

La Fabbrica – Oyamada Hiroko

Prima lettura di queste vacanze estive, non conoscevo l’autrice prima di questo romanzo e ne sono rimasta piacevolmente colpita.

Me la sento di suggerirlo non solo a chi si appresta a muovere i primi passi nel mondo del lavoro, ma anche a tutta quella fascia di mezzo troppo “adulta” per talune posizioni o troppo inesperta per altre, a tutti coloro i cui genitori hanno ripetuto per anni “se ti prendono lì sei a posto per la vita”.

A tutti coloro che hanno scoperto le agenzie interinali al loro sbocciare e ne sono rimasti incastrati ancora oggi dopo 20 anni.

Che cosa vuol dire essere un precario?

Quante volte ci siamo sentiti solo un piccolo ingranaggio senza nome all’interno di un processo più vasto? E se questo processo del quale non vediamo né confini né fine non ci mostrasse nemmeno il suo obiettivo produttivo?

Una ragazza dalle 9 del mattino alle 17,30 distrugge documenti avvalendosi di una macchina trita fogli. E’ facile, non serve pensare, non occorre preparazione, indossa il grembiule e infila i fogli, quando terminano ne arriveranno degli altri. “Si prega di non dire a nessuno a quale reparto è stata affidata ed in cosa consiste esattamente la sua mansione, contiamo sulla sua professionalità”.

Un ragazzo viene assunto come correttore di bozze, chiuso nel suo quadrato senza contatto con il resto dei colleghi, la sua penna rossa per le annotazioni, le ore si susseguono l’una dopo l’altra senza comprendere il senso di quello che passa sulla sua scrivania, le bozze talvolta si ripetono, altre sono già state corrette; “fallo con attenzione ma se sbagli qualcosa non è poi così grave, comunque firmali dopo la revisione”.

Un ricercatore viene improvvisamente allontanato dall’università presso la quale opera per essere assunto nella tanto agognata fabbrica, dove ha un dipartimento solo per lui, senza colleghi, senza superiori, senza indicazioni “sappiamo che ci può volere del tempo, ma contiamo su di lei e siamo certi che sia la persona adatta, non si preoccupi, non le corre dietro nessuno, potrebbero servire anni”. Si, ma cosa devo fare?

La Fabbrica è enorme, una città con un fiume, parchi, giardini, vegetazione e fauna a se, un ponte dal quale non si scorgono l’inizio e la fine dello stesso. Uccelli neri più grandi dei corvi che non volano, lucertole che abitano le lavanderie e nutrie onnivore dalle dimensioni di esseri umani.

La morte delle ambizioni in favore di una tranquillità che cancella il pensiero e l’arbitrio mentre si strizza l’occhiolino a Kafka senza rivelarvi segreti tra le righe.

Talvolta un presagio ci sfiora, c’è un mistero da svelare, oppure no? Dobbiamo semplicemente accettare come verità quello che di pagina in pagina viene raccontato dai tre protagonisti?

La lettura è scorrevole, i personaggi umani e credibili, personalmente l’ho apprezzato e letto volentieri, spero vivamente che traducano presto altro di Oyamada che con questo testo ha vinto il prestigioso premio Shinzo per i nuovi scrittori.

SBN: 978-88-545-2217-6

Collana: Bloom

Pagine: 208

Tradotto da: Gianluca Coci

Prezzo: €18,00

Un’Estate con la Strega dell’Ovest

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Delicatamente commovente dalla prima all’ultima pagina.

Questo piccolo gioiello vi può scaldare il cuore in una di queste fredde sere invernali, se potete dedicarvi un paio d’ore sul divano, con una copertina, una tazza contenente qualcosa di caldo e profumato da bere, un paio di biscottini e magari il vostro animale domestico (o un peluche…. qualcosa di morbido insomma), ecco, allora vi aspetta una serata dolcissima che vi scalderà il cuore anche per le notti a venire.

Le protagoniste di questo racconto sono Mai: una fanciulla di 13 anni che non vuole più andare a scuola; la mamma: che preoccupata decide di assecondarla ma di non tenere la ragazza in città, bensì di mandarla per qualche tempo dalla nonna: ovvero la Strega dell’Ovest. La nonna si prenderà cura della piccola in maniera discreta, mai invadente, rivelandole una sera che lei è davvero una strega, e che potrà inoltre insegnarle i rudimenti per esserlo a sua volta, in modo da poter meglio gestire la propria vita e le proprie relazioni con il mondo esterno.

Non aspettatevi pentoloni ed incantesimi…. o meglio, pentoloni dove cuocere deliziosa marmellata di fragole selvatiche non mancheranno, ma è nelle piccole attività quotidiane di campagna che Mai troverà le armi per meglio affrontare la propria crescita, lontana dai frenetici ritmi cittadini e dalle difficili e labirintiche dinamiche scolastiche.

Nessuno chiede a Mai perché non voglia andarci, eppure la famiglia accoglie la richiesta e lavora facendo fronte comune per una soluzione in maniera dolce, mantenendo il contatto con la fanciulla, che si trova a combattere con asma e malinconia ma senza mai essere abbandonata a se stessa.

Alla fine del racconto principale, che prende i 3 quarti del romanzo, seguono 3 racconti brevi incentrati sulle protagonisti, altri tre cioccolatini che possiamo decidere se divorare nella stessa sera sul nostro divano, oppure risparmiarli per le prossime.

Mi sento di consigliare questo libro a tutti, indipendentemente dall’età, ma sopratutto a ragazzi adolescenti ed ai loro genitori, perché a mio avviso lo trovo intriso di molteplici chiavi che potrebbero risultare utili nei momenti di difficoltà che inevitabilmente ci troviamo a dover affrontare.

Non si tratta ovviamente delle risposte sociologiche di cui si ha sempre bisogno, né di un saggio su come trattare con chi attraversando un periodo complesso in tenera età, ma di una carezza speziata e come tale a mio avviso va interpretata!

Se lo avete già letto, o avete intenzione di farlo… fatemi sapere a vostra volta cosa ne pensate!

 

Titolo dell’opera: Un’Estate con la Strega dell’Ovest

Editore: Feltrinelli

Pagine 144

Prezzo di copertina: 12 euro

Disponibile anche in Ebook: https://www.lafeltrinelli.it/ebook/kaho-nashiki/un-estate-strega-ovest/9788858835968

Come Sabbia tra le dita (Seichō Matsumoto)

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Scegliere i libri da portarsi in vacanza si rivela sempre un momento critico, alla fine nel dubbio ne ho portati tre che mi aspettavano impilati sul comodino da settimane, in attesa del momento adatto.

“Come Sabbia tra le dita” si è rivelato una lettura decisamente intrigante e avvincente persino per me che non sono una grande fan dei gialli.

Tuttavia ero incuriosita: sapevo che l’autore era stato uno dei più proliferi in vita (oltre 300 romanzi pubblicati) ed ero stimolata dall’ambientazione in un Giappone degli anni ’60.

Siamo a Tokyo, nella primavera del 1961, e all’alba viene rinvenuto un cadavere sui binari della stazione di Kamata.

L’ispettore  a capo del caso, Eitarô Imanishi, si ritrova a condurre un’indagine in principio infruttuosa quasi frustrante…gli indizi lo porteranno a viaggiare per gran parte del paese che nonostante io abbia visitato talvolta ho faticato a riconoscere.

Siamo agli inizi del boom economico, Ginza è già il quartiere “alto” della città di Tokyo ma le distanze, tra una zona e l’altra della capitale non sono quelle brevi alle quali siamo abituati ai giorni nostri. Si può quindi immaginare quanto tempo fosse necessario per raggiungere le più lontane mete quali Osaka o la zona del Tohoku.

Trascorrono mesi senza che gli interrogativi trovino risposte, tuttavia l’ispettore Imanishi persegue ogni singola pista fino a correlare tra esse alcune morti sospette avvenute in un secondo momento rispetto al primo delitto. Siamo al cospetto di un protagonista caparbio, intelligente, certo, ma che raggiunge l’obiettivo non grazie a lampi di genio tipici di alcuni personaggi ai quali la letteratura ci ha abituati, ma grazie alla metodicità e all’attenzione ad ogni singolo dettaglio. L’illuminazione non arriva grazie al semplice intuito ma va ricercata faticosamente, se necessario camminando per chilometri seguendo i binari di un treno alla ricerca di pezzetti di carta disseminati mesi prima.

Questo è sicuramente uno degli aspetti che mi ha fatto apprezzare maggiormente questo volume.

Alcuni hanno definito Matsumoto un autore pari a Simeon; dal mio canto non sono in grado di esprimere un giudizio coerente a riguardo, in quanto, ribadisco, non sono un’amante del genere.

Tuttavia mi sento di consigliarlo a tutti coloro che hanno il desiderio di una lettura fluida  ma avvincente, ambientata in un contesto sicuramente interessante che ci permette di conoscere altri risvolti di un paese che tanto ci affascina.

Personalmente l’ho apprezzato, prova ne è che l’ho letto in una sola giornata di ombrellone (parliamo di  186 pagine decisamente scorrevoli), e che intendo recuperare anche Tokyo Express, del quale spero di poter scrivere una recensione in queste settimane.

Succede anche a voi, quando vi imbattete in un volume che si rivela interessante, di voler leggere tutto quello scritto dallo stesso autore indipendentemente dalle critiche e recensioni?

Per me è sempre stato così, mi ritrovo ad effettuare ricerche maniacali ovunque per poi scoprire che sto tendando di recuperare qualcosa di editato decenni fa da case editrici che non hanno più ristampato il titolo in oggetto.

 

 

Credits:

Come Sabbia tra le dita (Seichō Matsumoto)

Edito da Mondadori, collana Oscar Absolute, 03/07/2018

Traduttore: Mario Morelli

Disponibile in formato kindle e brossurato su Amazon: https://www.amazon.it/Come-sabbia-dita-Seicho-Matsumoto/dp/8804701196

Facciamoci belle (?) ci aiuta anche Sailor Moon!

Rimembro come se fosse ieri la prima volta che mi addentrai in una famosa catena giapponese: Matsumoto Kiyoshi!!

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Ecco l’insegna di Matsumoto KiYoshi! Ritengo opportuno segnalare proprio questo negozio in quanto ha la possibilià di Tax Free ed è presente praticamente ovunque!

A dire la verità quella volta mi occorreva un semplice detersivo per lavatrice, ma ricordo che mi aggiravo affascinata per i corridoi, guardando i numerosi prodotti, creme, lozioni sieri, ma anche medicine e medicazioni senza capirne assolutamente nulla.

Mi disturbava terribilmente guardare tutte quelle confezioni invitanti senza potervi accedere con cognizione di causa; ma per fortuna negli anni, con un pò di migliorie apportate al mio giapponese (sempre carente) ma sopratutto grazie all’aiuto di alcune amiche, le cose sono cambiate! Ho finalmente selezionato una serie di prodotti di cui sinceramente non riesco più a fare a meno, ne faccio sempre scorta quando sono a Tokyo e sono a mio avviso adatti a tutti!

Partiamo dalla base ovvero dalla pulizia: Perfect Whip!

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Questo prodotto si trova praticamente ovunque, anche nei Convenience Store ad una cifra che va dai 4 ai 6 euro a seconda del cambio e delle promozioni del momento.            E’ un sapone si presenta con una texture molto densa, ne basta meno di un’unghia per creare una schiuma soffice ma delicata e senza profumo. Si utilizza come un normale sapone liquido e già mentre lo si massaggia sul volto si ha una sensazione di freschezza e pulizia. Si risciacqua normalmente con acqua tiepida o fresca regalandoci una pelle  compatta, asciutta e pulita veramente a fondo. Mi sento di consigliarlo sopratutto a chi ha problemi di pelle mista o grassa. Un alleato quotidiano di cui davvero non posso più fare a meno! Una confezione di prodotto, usata quotidianamente mattino e sera dura veramente a lungo. (Sono tornata dall’ultimo viaggio a Novembre e non l’ho ancora terminata).

Solo un piccolo accorgimento: stiamo attenti a non far andare per sbaglio il prodotto negli occhi: brucia tantissimo!!

 

Giornata finita e tanto trucco da togliere? Bioré aiuta anche gli occhi più delicati!

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Perfetto per chi come me è un pò pigra e cade in uno stato di sconforto ogni volta che si deve liberare di un make up un pò più intenso del solito, magari costituito da fondotinta, cipria, ombretto, eyeliner, mascara, matita ecc!

Personalmente ho provato tantissimi struccanti, anche specifici per occhi,  ma tutti mi hanno sempre fatta piangere ad oltranza. Poi un giorno, finalmente, il miracolo!

Uno struccante in gel leggermente oleoso, estremamente delicato ma dalla efficacia perfetta anche se dobbiamo lavare via strati di make up water-proof! Si usa come un normale sapone detergente e lascia la pelle non soltanto pulita, ma morbida ed idratata.

L’aspetto che mi ha conquistata al primo utilizzo, non posso non ribadirlo: è il fatto che non brucia agli occhi!

(prezzo dai 7 ai 9 euro; ne basta pochissimo per cui anche qui la confezione dura a lungo).

 

E dopo la pulizia….una lozione tonica non la mettiamo? HADALABO Shirojyun

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Questo prodotto l’ho provato più che altro per curiosità e lo consiglio soltanto a chi non teme di perdere l’eventuale abbronzatura, in quanto ha proprietà schiarenti.

Si tratta di una lozione lattiginosa, senza coloranti e senza profumo, arricchita di acido ialuronico e arbutina (elemento ad azione depigmentante che ha lo scopo di trattare e prevenire i classici disordini da iperpigmentazione).

Nasce come prodotto rivolto a chi vuole rendere la pelle omogenea nel colore, schiarendone il colorito ed attenuandone eventuali macchie.

Lo utilizzo ormai da diversi mesi per cui posso affermare che l’azione schiarente non è poi così evidente, tuttavia il colorito della pelle risulta molto più omogeneo settimana dopo settimana. Il risultato è una pelle compatta ed asciutta, perfettamente levigata.

La lozione non unge e non macchia, se ne viene applicata più del necessario è sufficiente rimuovere quella in eccesso con un foglietto di cotone.

(prezzo dai 7 ai 10 euro circa)

 

Prima della nanna…. consolidiamo tutto il lavoro con HADALABO Shirojyun cream

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Anche questo prodotto ho voluto provarlo più per curiosità; come il precedente si rivolge a chi desidera uniformare il colorito della pelle gradatamente. Parliamo ancora una volta di un prodotto senza profumo e senza coloranti.

Questa crema ha una texture molto delicata e ricorda leggermente il gel, ne basta una piccola quantità per riuscire a coprire perfettamente tutta la superficie del viso.

Idrata e ammorbidisce la pelle secca, sopratutto se stressata da lunghe esposizioni al sole. E’ una crema molto ricca per cui va usata esclusivamente la sera come indicato, in quanto può lasciare quella sensazione di leggero “unto” tipico delle creme molto generose. Nulla di grave però: non macchia anche se dormite con il muso schiacciato sul cuscino, ma sopratutto la mattina questo lieve effetto collaterale sarà totalmente scomparso ed avrete la pelle morbida e liscia come il sedere di un bambino!

(prezzo circa 15 euro)

 

La mattina, prima di truccarci, applichiamo una base! Shiseido Fullmake Washable Base

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Questo è un altro di quei prodotti di cui non posso più fare a meno, credo di averne presi 3 di scorta l’ultima volta!!

Si tratta fondamentalmente di una base primer incolore ed inodore. Rende la pelle estremamente uniforme ed il risultato è immediatamente visibile. La caratteristica principale di questo prodotto è che crea una sorta di filtro tra la pelle ed il make up che andremo successivamente ad applicare, rendendone molto più facile il successivo risciacquo. Già, perchè i vari fondotinta e ciprie che utilizzeremo dopo non andranno a riempire davvero i pori ostruendoli, ma si “adageranno” su questo filtro, senza quindi creare danni alla pelle.

Il motivo per il quale adoro questo prodotto non è tanto per questa sua funzione di “filtro”, quanto per il fatto che spesso, quando sono di corsa e non ho tempo/voglia (sopratutto voglia) di truccarmi, mi basta applicare una piccola quantità di questa crema e il risultato è meraviglioso: si viene a coprire in modo naturale un aspetto spento, rossori, discromie e linee sottili, uniformando e lasciando la pelle luminosa per tutto il giorno. Inoltre assorbe gli eccessi di sebo e si adatta a tutti i tipi di pelle ed incarnato.

(prezzo dai 7 ai 10 euro)

 

Infine…. se proprio un fondotinta ce lo vogliamo mettere: Time Secret

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Questo fondotinta non ha nulla di miracoloso, intendiamoci, tuttavia rimane il mio prediletto ed anche di questo faccio sempre scorta!

Esiste in due colorazioni, quella più lattea  (adatta a pelli molto molto bianche) e quella della foto, per pelli normali (ma non abbronzate, si tratta comunque di una base abbastanza chiara).

Mi piace molto la texture che è facilmente applicabile sia con le dita che con l’apposita spugnetta in silicone. E’ infatti un  fondotinta fluido e leggero. Riduce notevolmente la visibilità dei segni di acne, aspetto spento, occhiaie e pori evidenti.  Ci regala una pelle luminosa ed uniforme priva di iperfezioni ma senza l’effetto “mascherone”! Anzi: l’effetto è quello di una copertura trasparente ed un trucco estremamente naturale.

Esiste anche la versione in budle con la cipria, anch’essa molto delicata e dall’effetto coprente molto naturale!

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(prezzo sui 9-12 euro; bundle fondotinta+cipria circa 18-20 euro).

 

Ed infine……. MOON CRYSTAL POWER: MAKE UP!!!!!!!!!

 

Da brava fan di Sailormoon come potevo farmi scappare queste chicche? Ammetto di averli acquistati più per il packaging ed il mio amore verso questo anime che non per la loro qualità in quanto prodotti, anche perchè non avevo assolutamente idea di che cosa stessi acquistando esattamente.

Nonostante questo sono rimasta favorevolmente colpita! Il fondotinta compatto esiste anch’esso in due colorazioni, essenzialmente come quelle di Time Secret. La texture è molto delicata e piacevole ma l’effetto copertura naturale è garantito, nonchè la lunga durata (dopotutto se si deve combattere per salvare il destino della Terra non possiamo mica permetterci un make up che se ne sparisce al primo Cerchio dello Scettro Lunare!).

Il fard è …. uno sfizio delizioso! Nonostante a guardarlo sembri qualcosa di rosa fragola matura, per renderlo visibile sulla pelle occorre metterne davvero molto.

Il prezzo di questi prodotti è notevolmente più alto rispetto a quelli descritti in precedenza (circa 35-40 euro a cad.) ed il loro packaging varia ogni anno pur mantenendo il contenuto inalterato.

Diciamo che se siete delle combattenti che vestono alla marinara si tratta sicuramente di qualcosa di fondamentale, se invece siete fanciulle dalla vita serena e tranquilla potete farne a meno! In ogni caso si tratta di prodotti di qualità che non lasceranno insoddisfatti!

Ovviamente….non sono una fashion make up blogger, ma una donna che cerca di prendersi cura di se anche quando il tempo è tiranno; per cui questo articolo riporta pareri molto personali e come tali vanno tenuti in considerazione. Non ho alcuna presunzione a riguardo, ma penso spesso che per chi si avventura in Giappone senza conoscere la lingua possa essere frustrante vedere tante cose belle e non acquistarle perchè magari non si capisce di cosa si tratti. Inoltre la scelta è talmente ampia che diventa davvero complicato decidere, motivo per il quale ho deciso di condividere la mia esperienza personale a riguardo!

Ad aprile si riparte: altre scorte in arrivo!!

 

Il Giovane Robot

Generalmente in estate leggo sempre molto, tuttavia durante queste vacanze pur essendomi portata almeno 3 libri non sono riuscita a portarne a termine nemmeno uno. Il caldo, i panorami meravigliosi ed i profumi del luogo in cui sono stata mi hanno totalmente distolta da quello che da sempre è uno dei miei intrattenimenti preferiti.

Un paio di giorni fa mi sono recata in Stazione Centrale a prendere la mia migliore Amica che finalmente rientrava in città, nell’attesa sono entrata con aria quasi distratta alla Feltrinelli, non avevo bene in mente il titolo di quello che stavo cercando, ricordavo solo vagamente la casa editrice, quando mi sono imbattuta nella copertina che vedete qui sotto.

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“Il Giovane Robot” di Sakumoto Yōsuke. Edizioni e/o

Subito sono stata incuriosita. Non si giudica un libro dalla sua copertina: corretto. Ma ciò non toglie che sia proprio questa talvolta ad attrarci. Dalla trama non ero riuscita a comprendere se si trattasse di un racconto di fantascienza o qualcosa di differente.

Non ne conoscevo l’autore: Sakumoto Yōsuke, in quarta di copertina è indicato che a 19 anni è stato colpito da una forma di schizofrenia con la quale lotta da anni, ma che ha vinto proprio con questo romanzo un importante premio per autori emergenti.

“Il Giovane Robot” si chiama Rei, veste i panni di uno studente sedicenne ed è progettato per assolvere una missione ambiziosa: portare la felicità agli esseri umani.

Sin dalle prime pagine Rei puntualizza la sua condizione con queste parole:

«Il mio aspetto è quasi uguale a quello umano. Mi rendo conto, però, di essere diverso, perché non provo sentimenti. Se esistessero robot uguali agli umani perfino in questo, come potrebbero avere coscienza di sé in quanto automi?».

Rei non perde mai di vista l’obiettivo per il quale è stato progettato, pagina dopo pagina mi ha accompagnata nella sua quotidianità, sui banchi di scuola, mentre cerca di farsi degli amici non per se stesso ma perchè è così che deve comportarsi per rendere felici i suoi compagni di scuola. E’ studioso e bravo nel ping pong, ma sta attento a non eccedere ovviamente.

E’ di bell’aspetto, riscuote persino un discreto successo con le ragazze, cio nonostante sa fin da subito che non possono esserci relazioni tra gli esseri umani ed i robots. L’impegno che impiega da quando si “accende” è lodevole, un perfetto adolescente giapponese.

E’ tutto qui? La storia già vista e letta in decina di libri, film, manga, serie tv? Il robot che magari può iniziare a provare qualcosa?

No. Non è affatto tutto qui.

Ho terminato la lettura in due giorni, emozionandomi come il protagonista non avrebbe potuto fare (dal momento che non può provare nulla, giusto?). Tuttavia riga dopo riga, pagina dopo pagina gli strati di lettura si moltiplicano, il punto di vista viene allargato, il sorriso iniziale, pur non abbandonandomi totalmente si è trasformato in apprensione.

Rei si trova a dover fare i conti con la complessità dei fragili equilibri che costituiscono le relazioni di qualsiasi natura esse siano; le situazioni inattese si innescano pur impegnandosi al massimo e faranno si che le domande che egli si pone prima di “spegnersi” ogni sera per il riposo di cui necessita siano sempre più simili a quelle degli esseri umani.

Fin dai primi capitoli ci si chiede chi sia quell’uomo dai vestiti sporchi e con un berretto di lana che pare sorvegliarlo da lontano, quando rientra a casa. Che si tratti di qualcuno a conoscenza della sua natura nonostante le attenzioni di Rei nel tenerla segreta?

Mi piacerebbe poter raccontare altro, ma mi rendo conto che non sarebbe corretto. Lo consiglio vivamente a chiunque voglia intraprendere una lettura scorrevole ma non banale. Lo stile narrativo è semplice e adatto a tutti. I temi trattati, così come la storia, ci riguardano indipendentemente dalla nostra età e da quanti anni abbiamo terminato la scuola: proprio perchè di animo umano si tratta.

Uno spaccato della società giapponese già sovente definita “robotica” per i suoi atteggiamenti e rettitudine, quanto bisogna essere perfetti per integrarsi e sopravvivere?

Sakumoto Yōsuke è dotato di una  sapienza narrativa che nella sua semplicità riesce a conciliare non solo i sentimenti, ma anche i drammi dell’esistenza con quel pizzico di humour collocato sempre al posto giusto, mai forzato o esagerato. E’ una sensibilità e delicatezza  tipica di alcuni autori Nipponici, che qui ho ritrovato piacevolmente.

Spero di cuore di poter leggere presto una nuova opera di questo scrittore.

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Quarta di Copertina

 

 

Credits: “Il Giovane Robot” di Sakumoto Yōsuke. Edizioni e/o

Sito casa editrice dedicata al libro dove è possibile acquistare l’edizione brossurata ed in formato ebook:  https://www.edizionieo.it/catalogue/reply/faa7a2a62f8e773007b2216dc9463250/p1

 

 

Il Matsuri di Hanazono Jinja

Matsuri letteralmente significa festa, ed è un’esperienza meravigliosa alla quale partecipare se si ha la fortuna di capitare in uno di quei giorni. Consiglierei di controllare prima ma…. Io personalmente me ne sono dimenticata per anni, affidandomi alla fortuna del momento. E’ solo ultimamente, che dopo aver individuato quello che è indubbiamente il mio Matsuri preferito, ho iniziato a controllare per tempo in modo tale da segnare in agenda i giorni fatidici.

Hanazono Jinja, un piccolo tempio shintoista nascosto tra le intersezioni di Kabukichou. So perfettamente che non si tratta del tempio più maestoso ed importante, non viene particolarmente menzionato nemmeno nelle guide, eppure è uno di quei luoghi che esercita su di me un incanto particolare.

La prima volta che mi ci sono imbattuta è stato durante il mio secondo viaggio a Tokyo. Non ricordo dove fossi diretta ma sbagliai strada tentando di scoprire nuove scorciatoie, mi piacque il percorso di ciottolato e quello che pareva un parco. La stradina mi condusse proprio ai piedi del tempio e ne rimasi affascinata: una piccola bolla silenziosa nel centro di Shinjuku. Tutt’oggi lo trovo estremamente affascinante.

Mentre riprendevo il percorso verso la mia destinazione notai che stavano allestendo delle bancarelle sia all’interno del parchetto sia nelle viette che vi ci conducevano, guardai incuriosita ma non mi soffermai alla ricerca di ulteriori informazioni.

La giornata trascorse normalmente, alloggiavo a Shin Okubo: il quartiere koreano di Shinjuku, quasi ogni sera a seconda dell’insonnia e della stanchezza mi dirigevo poi verso Kabukichou.

Avevo imparato una strada lineare e semplice che mi permetteva di arrivarci in circa 15 minuti: uscita di casa dritto fino alla fine della strada, poi si svolta a destra sulla strada principale, ancora diritto fino alla smoking area adiacente la stazione. Pausa sigaretta dopo essersi muniti di un caffè al Family, e di nuovo dritto lungo la strada semi pedonale per altri 10 minuti, si attraversa il ponte ed eccoci arrivati a destinazione.

Quella sera avevo iniziato a percorrere una delle due strade principali. Generalmente si sentono tutto un insieme di profumi nell’aria, ma questa volta erano più intensi ed amplificati: come una cagnolino da tartufo mi misi a seguirli. Quando mi resi conto di essere nel bel mezzo di un Matsuri notturno per poco non mi misi a saltellare come una bambina. Non solo finalmente vivevo da vicino quel tipo di festa, ma per di più di notte e nel mio quartiere preferito!

Il Matsuri di Hanazono Jinja è un’esplosione di colori, profumi e sapori, occorrerebbe recarcisi dopo 3 giorni di digiuno per potersi godere tutto ed assaggiare il più possibile le leccornie disponibili. Personalmente non ci sono ancora riuscita, un po’ perché sono sempre golosa di riassaporare ciò che mi ha precedentemente conquistata, un po’ perché dopo 3 assaggi sono sazia e non c’è verso di andare oltre.

I miei must sono essenzialmente questi: taiyaki, takoyaki, mela candita, amasake!

Non necessariamente in quest’ordine… ma gli amasake devono essere almeno un paio.

Sempre nello stesso punto, con il tempio alle proprie spalle si sviluppano 3 strade fitte di bancarelle, il chioschetto della coppia miracolosa è il primo della stradina centrale. Questi 2 signori gentili preparano una bevanda dolce, leggermente alcolica che è in grado di scaldare il cuore nelle notti più fredde, è qualcosa di simile ad un amabile abbraccio. Per me è come un rito, prendo il mio bicchierino bollente con attenzione seguendo le raccomandazioni della coppia (è davvero bollente appena versato) e mi sposto a sorseggiarlo nella zona dove ci sono i posaceneri lì a fianco mentre osservo la folla e le botti di sake. E’ un momento magico: il profumo ed il sapore di quel nettare avvolgono totalmente i sensi e per quanto mi riguarda è come se lenissero ogni dolore facendo però affiorare un sottile velo di malinconia anche solo per qualche minuto.

Non ci sono altre bancarelle che lo servono, per cui è impossibile sbagliarsi, per me rimane l’amasake più buono che abbia mai bevuto, e sono talmente convinta delle sue proprietà che poco mi importa assaggiarne altri. So che è possibile prepararlo anche in casa, ma non sarebbe la stessa cosa. Lo scorso Novembre durante la festa pioveva, per cui l’ho sorseggiato sotto la tettoia stando attenta che non si annacquasse, le sue proprietà magiche si amplificano con il maltempo.

Il Taiyaki è un altro cibo magico a mio avviso! Ha la forma di un simpatico pesciolino e il suo ripieno è comunemente crema o azuki (i fagioli dolci rossi); li adoro entrambi, per cui è sempre difficile scegliere… come se non bastasse ad Osaka ho scoperto anche i Croissant Taiyaki: ovvero pesciolini la cui pasta è simile, appunto, a quella dei croissant. Una festa per le papille gustative in entrambi i casi, ai Matsuri si trovano entrambi per tanto è sempre un momento molto difficile quello della scelta. Entrambi? Si, certo… sarebbe possibile. Ma così facendo dovrei rinunciare a qualcos’altro. Ai Takoyaki? Nemmeno sotto tortura!!

 

I Takoyaki sono uno dei cibi da strada più popolari e deliziosi che si possano assaporare, scottano come la lava per almeno 20 minuti ed è difficilissimo gustarli senza il rischio di ustionarsi, ma ne vale decisamente la pena. Queste palline di pastella con il ripieno di polpo, condite con l’apposita salsa, le scaglie di tonno essiccato, alga e maionese sono un’esplosione di sapore (scottante!)

Proprio qui ho scoperto che ne esiste una versione che all’interno contiene anche un piccolo ovetto di quaglia barzotto: per descriverne il gusto mi sfugge l’aggettivo appropriato, tuttavia me ne è venuta una voglia matta in questo momento e so che non potrò soddisfarla per oltre 2 mesi!

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Bancarella di Takoyaki

Arriviamo poi alla mela candita: lo so che non è nulla di speciale, è possibile acquistare frutta candita in tante parti del mondo; eppure le mele candite che è possibile acquistare qui sono così belle, perfette, dolcemente succose e croccanti. Nonostante la glassatura esterna, una volta morsicata si sprigiona il gusto di uno dei frutti più deliziosi di sempre. Se Biancaneve si fosse imbattuta in un cesto di queste golosità non si sarebbe certo limitata ad un primo morsetto, e la favola avrebbe avuto un finale differente da quello che ci hanno raccontato.

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Mela candita

Queste non sono che alcune delle ghiottonerie che è possibile degustare, si tratta solo delle mie preferite. Ma davvero ce n’è per tutti i gusti e prometto di fare un articolo accurato con tante fotografie al prossimo evento (che si terrà il 5 novembre).

La magia del Matsuri non consiste soltanto nel potersi riempire il pancino di tanti cibi deliziosi, sia ben inteso! E’ una festa, vi sono bancarelle di bibite, giocattoli, ma sopratutto oggetti per onorare il nuovo anno, si tratta inoltre dell’occasione per rivolgere una preghiera agli dei, esprimere desideri e raccogliersi in un momento che conserva da millenni una tradizione unica.

Io la vivo da turista, quindi mi fermo alla superficie e non mi prodigo in preghiere verso divinità che non posso dire di conoscere; tuttavia la tradizione di un Paese che tanto si può amare è palpabile, la si respira, ci si può lasciare sfiorare da essa e sentirsi fortunati di poter condividere un simile momento. Senza la presunzione di dover sempre capire tutto, le emozioni non hanno bisogno costante di spiegazione.

L’ultima volta ho vinto la timidezza e ho provato a fare il famoso gioco della pesca dei pesciolini! L’ho visto talmente tante volte negli anime che non sono riuscita a resistere, devo dire che non è affatto facile, sopratutto quando la fanciulla prima di te ne ha presi talmente tanti da aprire un chioschetto simile! Ma ci ho messo tutto l’impegno possibile e dopo svariati tentativi andati a vuoto un minuscolo pescetto rosso ha deciso di assecondarmi ed è saltato nel recipiente! Il signore che gestiva la bancarella mi ha fatto un sacco di complimenti e chiesto se volessi portarmelo a casa, ovviamente l’ho lasciato ributtare in acqua ma è stata un’enorme soddisfazione!!

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il mio trofeo

Sicuramente uno dei lati che rende proprio questo Matsuri tanto affasciante ai miei occhi è proprio il fatto che si svolga di notte. Non ne conosco il motivo, mi sembra così naturale che in una zona così viva di notte anche la festa ad essa legata si svolga dopo il tramonto. Mi documenterò in modo da fare una spiegazione dettagliata in occasione del prossimo articolo a riguardo.

In occasione di un’eventuale pianificazione di viaggio, date un’occhiata alle feste che si terranno. A mio parere questa fa parte delle esperienze che si conservano nel cuore per sempre, perché non ci limitiamo ad osservare qualcosa dall’esterno ma la viviamo, ascoltiamo, tocchiamo, respiriamo, beviamo ed assaporiamo; coinvolgendo così tutti i sensi e non solo.

Di seguito altre immagini di pappa e folla in festa!

 

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Akihabara…. alla ricerca di un lettore CD!

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Entrata stazione lato Electric Town

Ci sono dei giorni in cui mi sveglio con un desiderio spasmodico di passeggiare per le strade di Akiba, arrampicarmi su per i negozi che si sviluppano in altezza, fare shopping in quegli esercizi che da ragazzina mi sarei solo sognata…. ecco, questo è uno di quei giorni.

Adesso riesco a muovermi abbastanza facilmente in questa zona, ho trovato la via più breve per raggiungerla da Shinjuku spendendo lo stesso prezzo ed una volta arrivata basta seguire i cartelli Electric Town per ritrovarsi nel paese dei balocchi.

Perchè si, la vita notturna è bella e difficilmente vado a dormire presto quando mi trovo a Tokyo, tuttavia parliamo di quella che per molti rappresenta una sorta di Mecca dell’intrattenimento.

Sono sempre stata una fan di manga, animazione, action figure, negli ultimi anni ho iniziato a collezionare bambole di diverso genere e chi mi conosce sa quanto io sia orgogliosa di essere nata il 30 Giugno come la paladina della legge che veste alla marinara, pertanto non stupisce la mia affezione per questo distretto.

La prima volta che mi ci recai rimasi totalmente inebetita e nel giro di qualche ora mi sentii totalmente ubriaca senza aver ingerito nulla.

Se si imbocca l’uscita giusta la prima cosa che si vede nella piazzetta è il Gundam Cafè, ecco, io ci piansi davanti per l’emozione quando mi ci trovai di fronte. Ed io non sono una grande fan di Gundam, tuttavia rappresenta un’era, un pensiero, un’avventura, un mondo; quindi si, mi salì qualche lacrimuccia ma non entrai a bermi un caffè, non ero ancora pronta. Quel primo giorno non riuscii ad acquistare nulla, entravo ed uscivo dai negozi, camminavo con il naso per aria e le musichette che si alternavano da un locale all’altro acuivano il senso di ebbrezza che di lì a poco mi avrebbe sfiancata. Troppe luci, troppe musiche, troppi colori, troppi profumi (un pò forse anche troppa gente?).

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Scorcio della strada principale

Pensi di essere un mezzo otaku (parola decisamente travisata in occidente, meglio non usarla in loco poichè delinea quasi una patologia che è ben lontano dal modo di vivere questo hobby oltreoceano, poi girando per le strade riconosci soltanto i personaggi di Final Fantasy e Yotsuba: questo fu un pò frustrante e ti chiedi “oddio che mi sono perso? Chi sono questi? Voglio vedere tutto!!”

Entravo nei negozi di videogiochi e ne uscivo con una nuova missione: imparare perfettamente il Giapponese per poter giocare a tutti i simulatori di appuntamento e giochi di ruolo per tutte le console sul mercato.  Mi sentivo talmente frastornata che ho pochissime foto di quel primo giorno.

Negli anni ci sono tornata decine di volte ma quel senso di ebbrezza al termine di un pomeriggio trascorso ad Akiba torna sempre a bussare alla mia testa.

Mi ricordo che nel 2012 a maggio ero a Tokyo da sola, avevo pochi soldi e stavo aspettando il 15 del mese per avere finalmente l’accredito dello stipendio, mi serviva disperatamente un lettore cd/dvd e contavo i giorni che mi separavano dalla data fatidica. Mi ero fatta dei giri per la città e in wishlist c’erano due cose: svaligiare i negozi musicali di Shinjuku e acquistare un lettore per poterli ascoltare.

A causa del fuso orario potei prelevare soltanto la notte tra il 15 ed il 16. Ero talmente euforica che dormii 3 ore e la mattina alle 7  correvo (non è vero, camminavo normalmente ma nella mia testa era come se stessi saltellando circondata da fiorellini e stelline colorate) verso la stazione. Ovviamente non avendo ancora scoperto la linea più breve presi il treno che ci metteva 40 minuti. Il sole era già alto nel cielo, la metropolitana era piena ma mi stupii del fatto di essere la sola a scendere ad Akiba. “Ma come? Di solito c’è molta più gente che scende qui, sono già quasi le 8 insomma…”

Quando imboccai l’uscita della stazione rimasi destabilizzata: non c’era nessuno. Mi voltai a controllare la scritta alle mie spalle, ero ad Akihabara senza alcun dubbio e davanti a me c’era il Gundam Cafè chiuso.  Un pò perplessa ma ancora fortemente motivata iniziai a passeggiare per le strade deserte, non ci misi molto a comprendere che i negozi aprono quasi tutti alle 11, molti a mezzogiorno, alcuni (rarissimi) alle 10. Sospirai e mi chiusi all’Excelsior cafè a leggere recensioni su dove acquistare a prezzi convenienti un lettore portatile.

Ero così euforica e piena di energia quel giorno che quando uscii di casa non mi soffermai nemmeno un istante a pensare ad un’evenienza del genere; mi trovavo a Tokyo da due settimane nelle quali avevo sempre trovato tutto aperto, in qualsiasi momento del giorno e della notte. Com’era possibile che Akiba dormisse fino alle 11 del mattino? A metà del mio Iced Coffee ebbi l’illuminazione: ero stata sempre in giro soltanto di pomeriggio e sera. Anche Kabukichou si sveglia tardi ma non avevo ancora avuto modo di accorgermene. Terminai il mio caffè e verso le 10 uscii in cerca del Laox, che pur avendo un insegna enorme decise di nascondersi alla mia vista per cui andai in direzione opposta.

Non ero mai entrata prima in negozi di elettronica così vasti e quello che sembrava dover essere un normale acquisto si rivelò più complesso del previsto. Girai diversi esercizi prima di trovare quello che faceva per me, l’articolo in questione pareva essere più costoso di quanto mi aspettassi ma volevo portare a termine la missione quindi entravo ovunque e mi appuntavo i prezzi più bassi. Nel frattempo il quartiere si stava svegliando, molti negozi avevano già alzato le saracinesche e la strada principale andava popolandosi lentamente. Dal momento che avevo percorso quasi tutta la strada principale dal un lato decisi di attraversare e farla a ritroso per visitare i negozi che nel frattempo avrebbero aperto, ne girai un paio e poi scorsi il famoso negozio che cercavo: era davanti alla stazione. Proprio davanti, come avevo potuto non vederlo? Evidentemente fintanto che non arriva l’orario di apertura rimane occultato come la libreria di Ikebukuro.

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Il Laox di Akihabara – immagine acquisita dal sito ufficiale

Inutile dire che fu proprio qui che trovai il mio meraviglioso, fantastico, superbo lettore DVD e DC portatile, acquistai un Sony in offerta con il tax free a circa 40 euro. Ero convinta di aver fatto l’acquisto del secolo, un vero affare, così saltellando nuovamente attorniata da fiorellini e stelline colorate (sempre nella mia testa, ovvio) tornai verso Shinjuku. Finalmente mi sarei potuta dare allo shopping nei negozi di musica. Avevo acquistato un apparecchio straordinario addirittura dotato di presa scart che avrei potuto collegare al televisore di camera mia (parliamo di un 15 pollici eh… non proprio uno schermo cinematorgrafico) per godermi così ore ed ore di dvd comodamente sdraiata sul tatami! Uno dei momenti più felici della mia vita.

Akihabara è una zona fantastica, e non è necessario essere appassionati di animazione per godersela e divertircisi per ore. A distanza di tempo ho imparato a farci delle vere e proprie toccate e fuga solo atte a visitare quei 3 negozi che mi interessano; ma ci sono forme di intrattenimento per tutti. Qualche volta ho pensato di fare una mappa ed inserirci quelli che sono per me i principali punti di interesse, ma purtroppo se ci so arrivare non li so trovare su un disegno e viceversa;  tuttavia a meno che si cerchi un negozio in particolare credo sia divertente passeggiare e scoprirla pezzetto per pezzetto.

Non ho ancora provato l’esperienza di sorseggiare qualcosa in un Maid Cafè, finisco sempre con il trovarli troppo costosi e una parte di me non sopporta le ragazze che parlano con la vocina stridula e gentile, temo che mi innervosirei e finirei con il trattarle malissimo. C’è un solo Maid Cafè che mi ha avuta come cliente una notte del 2016, ma si trova a Shinjuku ed ha un concept di base un pò diverso.

Akiba vanta anche numerosi locali ottimi dove mangiare, alcuni tra i ramen e i curry più buoni lo ho gustati proprio qui.

Le sale giochi sono sorprendenti e gli Ufo Catcha possono mandarvi sul lastrico ma vale la pena tentare almeno una volta di acchiappare un pupazzino carino della nostra serie preferita. Personalmente ho imparato quasi subito a starne lontana: non sono mai riuscita a prendere nulla che mi interessasse davvero, solo un paio di minuscole pecorelle di peluche color pastello. Tuttavia rimango estasiata ad osservare i ragazzini del posto che con tecnica impeccabile svaligiano gli espositori.  Mentre io sono talmente scarsa che un giorno mentre ci provavo con delle amiche da non so quanto è arrivato un commesso del negozio, dopo avermi chiesto quale mi piacesse ha aperto l’espositore e ha posizionato quello che volevo in modo che fosse più facile da far cadere. Dopo l’iniziale senso di umiliazione ho pensato che tuttosommato me l’ero già ampiamente pagato quel pupazzetto.

Ovviamente anche i posti “per adulti” non mancano, non mi riferisco soltanto a negozi di dvd, riviste ecc, ma a veri e propri mini market di sex toys divisi per pubblico di riferimento. E’ incredibile il numero di ragazze che vi si aggirano testando i vari giochi, da sole o con le amiche. A differenza dei negozi sul genere occidentali qui non ci si sente in difficoltà, è tutto colorato, le musiche divertenti : se non ci si sofferma ad osservare attentamente sembra quasi di essere in un negozio di caramelle. Uno di questi si trova proprio di fianco al famoso Laox….dovesse capitarvi lo consiglio sopratutto alle fanciulle poichè l’atmosfera giocosa che si respira non mette assolutamente a disagio. Inoltre essendo tutto diviso su più piani contrassegnati da simbolini che indicano se si tratta di settore per uomini o donne non si rischia di incorrere in non saprei nemmeno cosa, non avendo mai avuto accesso al piano dedicato ai maschietti!

Solo per i tabagisti Akiba è diventata leggermente ostile negli ultimi 2 anni: le smoking area sono sensibilmente diminuite e all’interno delle sale giochi sono sempre meno gli spazi appositi. Ovviamente nessuno fuma per la strada essendo proibito, ma ho imparato dai giapponesi a munirmi di posacenere portatile: questo consente di potersi fermare in viette nascoste o fuori dai conbini per una pausa sigaretta senza sporcare ed infrangere regole. Per quanto mi riguarda cerco sempre un angolino dove ci sia già qualcun altro che sta fumando, come se questo mi accomodasse quel minimo di autorizzazione necessaria. Nel dubbio rimangono sempre i caffè: lì la smoking area c’è sempre e gli aspiratori fanno miracoli.

Mentre scrivo questo articolo mi rendo conto di quanto altro ci sarebbe da dire e raccontare, nella vita si cambia spesso idea quindi parlerò ancora di Akihabara e preparerò quella mappa di cui accennavo. Senza contare che devo assolutamente fare nuove fotografie a riprova di questo scorcio di Paese delle Meraviglie!

Per concludere, a proposito del mio acquisto del secolo: solo molto, molto tempo dopo scoprii che il mio prodigioso lettore legge solo dvd asiatici per cui qui in Italia non posso nemmeno portarmelo da qualche parte con un paio di film da guardare. Ma non ha importanza, lo strabiliante Sony mi ha accompagnata in ogni mio successivo viaggio in Giappone ed assolve a pieni voti la sua missione: leggere i dvd e cd che acquisto in loco!

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Eccolo qui il Portento!!